Ignazio La Russa e la rispostaccia al giornalista: «Non mi pento ma mi dispiace. Però è lui che mi ha tampinato»

Il presidente del Senato: non accetto critiche su dove vado

La settimana scorsa un video ha immortalato il presidente del Senato Ignazio La Russa mentre risponde «metti il cazzo che vuoi» a un giornalista che gli chiedeva quale sottopancia mettere su di lui in un servizio su un evento elettorale di Fratelli d’Italia. Oggi La Russa in un’intervista al Corriere della Sera risponde alle critiche sulla sua presunta scarsa imparzialità. E spiega anche il motivo di quella replica. «A differenza di alcuni miei predecessori sono a capo di un partito e non sto per fondarne uno. Di mia spontanea volontà non ho fatto né faccio interventi a particolare commento dell’operato del governo, dei suoi singoli provvedimenti, della legge di bilancio. Ho le mie idee sui temi di carattere generale, come per esempio la giustizia o l’immigrazione, ma cerco di tenermi a debita distanza dal commentare le scelte della maggioranza», esordisce.


«Uno stile poco paludato»

Riferendosi a Piero Grasso e Gianfranco Fini, che da presidenti del Senato e della Camera portarono avanti gli impegni in Articolo Uno e Futuro e Libertà. Poi, sulla rispostaccia al giornalista, dice: «Ammetto di avere uno stile, come dire, poco paludato. E ammetto anche che questo stile è tra le cose che non sono cambiate con la presidenza del Senato. Quel giornalista, ma è un’opinione personale, mi ha tampinato in un modo poco elegante; e allo stesso modo, e questa non è un’opinione ma un fatto, ha inseguito anche qualche componente della mia famiglia. Detto questo, più che pentito, posso dire di essere dispiaciuto per aver usato quell’espressione». E fissa una regola: «Io accetto critiche sul mio operato, sulle mie idee, pure su come presiedo l’Aula. Anche se su questo nessuno ha mai messo in dubbio la mia imparzialità. Non accetto alcun tipo di critica, invece, su dove vado. E non mi arrendo davanti alle falsità»


Il 25 aprile

Poi La Russa risponde all’immancabile domanda sul 25 aprile: «Celebrerò la Festa della Liberazione dove decido io. Non so ancora dove sarò ma so dove non sarò, in uno di quei cortei di piazza spesso teatro di contestazioni. E dove se pure andassi qualcuno mi accuserebbe di essere un provocatore». Qualche tempo fa in un colloquio con La Stampa aveva detto che non sarebbe andato. Poi ha accusato il giornalista di aver fuorviato il senso delle sue parole. Infine, sullo stadio di San Siro: «Quella è una vicenda che non riguarda il governo ma il Comune di Milano. A cui spetta la decisione finale sullo stadio. Ho parlato da milanese. Così come avevo già parlato col sindaco Sala esponendo la mia idea di costruire il nuovo stadio accanto a quello di San Siro. Comunque sia, per come sta procedendo la vicenda, glielo posso dare per certo: San Siro non sarà mai abbattuto».

Leggi anche: