La prof della figlia di Matteo Messina Denaro: «Una volta mi disse che anche se era uno stragista restava suo padre»

Fabiana Cucumano risponde alle accuse dell’avvocato. E parla anche del cugino

Ieri Lorenza Alagna, figlia di Matteo Messina Denaro, ha fatto sapere di non voler rinnegare il padre. La madre, che si chiama Francesca, ha vissuto fino alla maggiore età della figlia nella casa paterna dell’Ultimo dei Corleonesi. A contatto con la madre del boss Lorenza Santangelo, di cui ha ereditato il nome. Lorenza Alagna ha negato sia le voci sul padre sia la presunta volontà di non recarsi a colloquio da lui. Ma attraverso il suo avvocato Franco Lo Sciuto ha anche rimproverato Fabiana “Bia” Cusumano, sua insegnante di italiano per qualche tempo al liceo scientifico. Invitandola ad «astenersi dalla smania di apparire su giornali e tv». Fabiana Cusumano risponde oggi alle accuse in un’intervista al Corriere della Sera.


La storia di Fabiana Cusumano

Cusumano aveva indicato Alagna come un esempio perché lei e la madre avevano lasciato la casa del Padrino poco prima della maggiore età della ragazza. Oggi ribadisce: «Nessuno mi farà tacere davanti ai ragazzi di oggi se mi permetto di indicare nel travaglio di Lorenza e nelle scelte di sua madre qualcosa di positivo. Io non ho mai detto che ha rinnegato il padre». Cusumano ricorda di aver avuto contatti con la ragazza soltanto durante il mese della sua supplenza: «È stata una frequentazione intensa con lei e con il cugino Francesco Panicola, altro ragazzo d’oro. Entrambi assenti durante una giornata dedicata all’antimafia, il preside li redarguì. Io parlai con loro cercando di capirne il tormento, un vissuto traumatico. E si aprirono. Utile per alimentare ancora oggi un dibattito in classe. Per scuotere i giovani in questa soffocante Castelvetrano».


L’innominato

Cusumano sostiene che il nome del boss nella cittadina non potesse neanche essere pronunciato: «Ma io l’ho sempre fatto. E ho sempre parlato di mafia e di legalità in classe, del coraggio di dire la verità, di non girare lo sguardo altrove, per paura, con un atteggiamento omertoso che non è solo siculo: “niente so, niente ho visto, niente voglio sapere”». E ricorda Lorenza come «una ragazza studiosa, attenta in classe, ben educata, forte e determinata. Lei stessa una volta mi disse: “Per voi può essere uno stragista, un criminale, un super boss. Per me resta mio padre”. Ho capito tutto il suo dolore. Consapevole di essere figlia di un boss, ma attraversata dall’amore imprescindibile per un genitore. Chiunque esso sia, anche un mafioso».

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