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Tutte le “segnalazioni” su Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara dal 2010: «Dove pensate che sia? Non lo vogliono prendere»

24 Gennaio 2023 - 04:29 Redazione
matteo messina denaro campobello di mazara segnalazioni torretta granitola
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Non solo la fonte anonima del novembre 2021. Anche una lettera del Natale 2010 parlava della sua presenza in zona. E citava sempre lo stesso luogo: Torretta Granitola

«Matteo Messina Denaro vive in zona. Non lo vogliono prendere! Qualcuno gli deve portare i vestiti e da mangiare. Dove pensate che sia se non qui?». È il 19 novembre del 2021 quando i carabinieri di Campobello di Mazara raccolgono la denuncia di una fonte “anonima ma degna di fede”. L‘annotazione di servizio di un paio di giorni dopo è stata mostrata a Report. Ma le segnalazioni che riguardano la presenza dell’Ultimo dei Corleonesi in zona risalgono a molto prima. E tutte puntano su un luogo ben preciso: Torretta Granitola. Era il luogo delle scorribande giovanili del figlio di Don Ciccio. Ma viene richiamato anche in una soffiata del 2017. E, incredibilmente, persino in una lettera anonima inviata alle redazioni dei giornali locali nel 2010. «Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane», recitava il solito Corvo.

La fonte del novembre 2021

La segnalazione del 2021 arriva da un informatore «noto agli uffici e di provata fede». La persona parla del boss e di chi lo aiuta. «Non li avete visti quei due (con nomi e cognomi, ndr) che fanno avanti e indietro da Torretta? C’è il vedovo della ginecologa e quello del bar». Quando parla di Messina Denaro la fonte non ne fa il nome. Lo chiama Iddu e lo indica con il mignolo della mano. E di lui sembra sapere anche cose che superano le conoscenze delle investigazioni: «Ha sempre la stessa faccia ma è molto invecchiato. A Campobello è protetto, i giovani lo amano, il paese è malato». La frase serve a smentire tutti i racconti dei presunti pentiti che parlavano di una plastica facciale per sfuggire ai riconoscimenti. Oggi si scopre che Andrea Bonafede, arrestato per associazione mafiosa, ha lavorato nel parco acquatico di Torretta Granitola. E per un certo periodo ne è stato anche socio d’impresa. Da Campobello a Torretta ci sono 12 chilometri di distanza.

La lettera anonima: «Io ti vedo»

Poi c’è la lettera anonima che risale al Natale 2010. Si trova citata in tutti i libri che parlano di Matteo Messina Denaro. E la parte finale recita: «Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane. Ti vedo in quella farmacia di Mazara lavare via i tuoi malanni. Li vedo poi quei pizzini tuoi, volare, liberi come gabbiani, al Porto Nuovo. E vedo ancora il tuo sguardo preoccupato leggere queste parole». In poche righe l’anonimo fornisce informazioni importanti sulle abitudini del boss. I viaggi in Africa dalla Sicilia sono stati oggetto di molte indagini dell’Antimafia. La farmacia di Mazara si riferisce all’acquisto di medicinali (ma non può trattarsi del tumore al colon scoperto successivamente). Il riferimento ai pizzini che partono dal Porto Nuovo riguarda il metodo di comunicazione preferito da ‘U Siccu così come da Bernardo Provenzano.

Cos’è Torretta Granitola

Torretta Granitola è un centro che raccoglie 131 abitanti in provincia di Trapani. Nella segnalazione di novembre 2021 si diceva che in zona comanda sempre «il fratello Salvatore Messina Denaro». Il New Acquasplash invece si trova in località Tre Fontane. Proprio lì ieri è stato arrestato Bonafede. Che si trovava nell’abitazione della sorella Angela in località Tredicesima Est della frazione marittima di Castelvetrano. Al numero 3 della via del Mare in località Torretta c’è anche un’unità operativa del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’ente ha persino affittato da persone vicine al boss un locale ad uso foresteria. E, come ha raccontato Report, il dirigente della sede, Mario Sprovieri, confidò alla ricercatrice Laura Giuliano, nipote del super poliziotto Boris Giuliano, che il boss si trovava proprio lì (in un audio che potete ascoltare nella clip video che anticipiamo): «Tieni presente che Capo Granitola è la casa di Matteo Messina Denaro. Il boss ricercato al mondo numero uno è là».

La presenza sicura dal 2020

La sicurezza sulla presenza di Messina Denaro in zona viene anche dall’ordinanza che ha mandato in carcere il suo autista. Secondo gli inquirenti Bonafede avrebbe ceduto al capomafia il proprio documento di identità affinché potesse metterci la sua fotografia. Il documento è stato utilizzato da Messina Denaro per accedere sotto falso nome alle cure del servizio sanitario nazionale almeno a partire dal 13 novembre 2020, quando fu operato all’ospedale di Mazara del Vallo. Il geometra ha inoltre consentito al boss di attivare una carta bancomat che il capo di Cosa nostra trapanese ha utilizzato per sostenere le spese necessarie per il sostentamento durante la latitanza e ha acquistato, per conto del padrino, un appartamento in vicolo San Vito con 20mila euro in contanti che Messina Denaro gli ha dato.

La donna nel covo

Intanto il mistero degli abiti femminili trovati nel covo di via San Vito o Cb31/7 va verso una soluzione. La persona che il boss ospitava, racconta oggi Il Messaggero, sarebbe una donna del luogo. Con residenza a Campobello o in un paese vicino. Il rapporto andava avanti oltre gli incontri occasionali. Alcune voci parlano di una presenza femminile anche in via San Giovanni. E c’è anche chi ricorda che negli anni a Messina Denaro è stato attribuito un secondo figlio oltre a Lorenza Alagna. Che ha fatto sapere nei giorni scorsi di non aver mai rinnegato il padre. Questo secondo figlio porterebbe il nome del padre di Diabolik: si chiamerebbe quindi Francesco.

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