La vita “segreta” di Matteo Messina Denaro: i vestiti da donna nel covo, il medico massone e l’avvistamento del 2021

Le tracce biologiche nel covo di via Cb31. L’arrivo a Campobello nel 2020. Il libro di Baudelaire. E la fonte dei carabinieri: sta qui, è protetto, i giovani lo elogiano

L’altra identità di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara era “Francesco”. Con quel nome ha detto di aver conosciuto il boss il suo autista Giovanni Luppino. E così lo chiamavano anche in paese. La necessità di un altro alias era prettamente tecnica: non poteva presentarsi a tutti con l’identità dell’impiegato del centro acquatico Andrea Bonafede. Che in paese conoscevano in tanti. Intanto da oggi inizierà la perquisizione “profonda” dei covi dell’Ultimo dei Corleonesi. Partendo da quello di via San Vito o Cb31/7: dalle impronte digitali e dalle tracce biologiche si cercherà di risalire a chi ha frequentato il boss negli ultimi mesi della sua latitanza. Di certo c’è che oltre ai poster de Il Padrino nella tana sono stati ritrovati gli abiti di una donna. Che potrebbe essere l’amante abituale del boss.


Stefano e Francesco

Nella casa, spiega oggi Il Messaggero, ci sarebbero anche altre tracce di una presenza femminile. E questo darebbe agli investigatori la certezza che una persona ha frequentato almeno per qualche tempo la casa. Quella degli abiti, quindi, non sarebbe una dimenticanza. Oltre al nome di Francesco, in paese c’è chi dice che Messina Denaro usava anche quello di Stefano. L’indagine ha intanto consentito di retrodatare al 2020 l’arrivo del Padrino a Campobello di Mazara. In quella data è stato ricoverato nel reparto di chirurgia dell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. L’esame istologico sul tumore al colon con metastasi è stato eseguito invece al Vittorio Emanuele di Castelvetrano. Anche sull’Alfa Romeo Giulietta si effettueranno accertamenti irripetibili. I documenti dell’auto si trovavano in via San Vito. Già si sa che il boss l’ha comprata a Palermo nella zona di corso Calatafimi. A pochi metri dalla sede della Regione Siciliana.


I libri di Baudelaire

Intanto Bonafede rischia l’arresto. La Stampa rivela che la sua ex compagna ha detto ai magistrati che l’uomo è stato obbligato di fatto per evitare ritorsioni a reggere il gioco di Messina Denaro. Attualmente è indagato per favoreggiamento, procurata inosservanza della pena e falso. Oltre alle preferenze cinematografiche, emergono anche quelle letterarie: nel covo è stata trovata una copia de I fiori del male del poeta francese Charles Baudelaire. Dai primi riscontri sui due telefonini ritrovati nelle tasche del boss a La Maddalena emerge poi che Messina Denaro si è mosso in altre province siciliane in questi ultimi mesi. Nel covo c’era anche un quadro a colori di Joker, il famoso personaggio dei fumetti, nella versione interpretata da Joaquin Phoenix. «C’è sempre una via d’uscita, ma se non la trovi sfonda tutto», diceva invece la scritta su un quadretto più piccolo appeso proprio sotto quello di Joker.

Tumbarello e i massoni

Intanto emergono altri dettagli riguardo Alfonso Tumbarello, che fece il test del Dna al boss prima della chemio. Il dottore è stato sospeso dal Grande Oriente d’Italia. Ma nella puntata di Report di stasera si parlerà anche delle sue frequentazioni precedenti. L’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino – ovvero l’uomo che ha sviluppato con lui una corrispondenza con i nomi di Svetonio e Alessio – lo aveva nominato durante un’udienza del processo Golem nel 2012. Nella trascrizione Vaccarino dice che per arrivare al latitante ha contattato il fratello Salvatore proprio attraverso il medico Tumbarello. L’incontro è avvenuto tra 2001 e 2004. Vaccarino cerca i Messina Denaro per creare un’area di servizio presso l’area Costa Gaia sull’autostrada verso Palermo. Nella testimonianza Vaccarino ricorda che lo ha contattato in accordo con il Sisde, ovvero i servizi segreti italiani. Che avevano escogitato quella mossa per riuscire ad arrivare alla cattura del latitante.

L’avvistamento del 2021

Ma c’è dell’altro. Nella trasmissione di stasera, di cui parla oggi Il Fatto Quotidiano, si racconta anche di un clamoroso avvistamento di Messina Denaro che risale al 2021. Un’annotazione della stazione dei carabinieri di Campobello del novembre 2021 riporta i racconti di una “fonte confidenziale”. Questo li informa che «a lui (il boss, ndr) non lo vogliono prendere». E che qualcuno «gli deve portare da mangiare e i vestiti puliti». La fonte aggiunge che c’è gente di Campobello che «sale e scende dalla Torretta». E di aver saputo che Messina Denaro «è molto invecchiato ma ha sempre la stessa faccia». Smentendo quindi i racconti sulle presunte plastiche facciali del boss. Di più: la fonte aggiunge anche che il latitante «a Campobello è protetto. I giovani lo elogiano». Anche perché comanda sempre «il fratello Salvatore Messina Denaro».

La frazione di Torretta Granitola

La frazione di Torretta Granitola, racconta il servizio di Marco Bova, era sede delle scorribande giovanili del boss figlio di Don Ciccio. Mentre Andrea Bonafede, che gli ha prestato l’identità, risulta anche essere uno dei soci di un parco acquatico in zona, il New Acqua Splash. Massimo Russo, ex magistrato della Dda di Palermo, spiega che il Trapanese è stato storicamente un rifugio per tanti Mammasantissima di Cosa Nostra. «Riina aveva una casa a Mazara. Messina Denaro era di Campobello. Lo stesso dicasi per Bagarella e per Brusca che era a Castellammare del Golfo. Evidentemente la rete di protezione lo garantiva». Nell’elenco degli indagati intanto spunta anche un oncologo trapanese.

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