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Il trapper Baby Gang condannato a 4 anni e 10 mesi per rapina. L’avvocato: «Incomprensibile, faremo appello»

26 Gennaio 2023 - 20:07 Redazione
Il 21enne è stato condannato per l'episodio risalente a luglio 2021. Assolto invece per un'altra presunta rapina denunciata pochi mesi prima

Il trapper Baby Gang, all’anagrafe Zaccaria Mouhib, è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di carcere per l’accusa di una rapina a mano armata. Assolto, invece, per un altro episodio violento. Il pm aveva richiesto 4 anni per entrambi. La rapina per la quale ha ricevuto la condanna risale al 12 luglio 2021 a Vignate, in provincia di Milano. Un ragazzo di 21 anni aveva denunciato che quella sera, a bordo della sua Clio, era stato avvicinato da due giovani a volto scoperto, poi minacciato di morte dagli stessi e rapinato. Un amico della vittima, che in quel momento si trovava fuori dall’auto, aveva poi riportato ai carabinieri di aver riconosciuto Baby Gang. Dal canto suo, quest’ultimo si è sempre dichiarato innocente. Il suo avvocato Niccolò Vecchioni ha commentato la condanna dichiarando: «È una valutazione incomprensibile, faremo appello».

L’assoluzione per un’altra rapina

Il trapper è stato invece assolto per la presunta rapina avvenuta a Milano il 23 maggio 2021. In questo caso il 21enne era accusato di rapina assieme al trapper Neima Ezza, ossia Amine Ez Zaaraoui, 20 anni, e a Samy Dhahri, 19 anni. Entrambi hanno scelto il rito ordinario e sono stati mandati a processo. Tra loro c’era anche un 31enne di origine albanese, Eliado Tuci, sempre nell’abbreviato, al quale è arrivata una condanna a 4 anni e 10 mesi. Nell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Leonardo Lesti, sono stati contestati, a vario titolo, quattro episodi di rapina: tre avvenuti in centro a Milano, tra le Colonne di San Lorenzo e piazza Vetra a maggio 2021, e l’ultimo a Vignate, nel Milanese, a luglio 2021. Baby Gang era stato arrestato a ottobre per una sparatoria, che ha visto coinvolto anche Simba La Rue, e scarcerato a fine gennaio grazie al Riesame perché il suo legale aveva dimostrato che gli elementi probatori erano «lacunosi». Oggi una condanna.

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