Ue ancora spaccata sui migranti. Piantedosi: «Lavoriamo a un modello di “rimpatrio forzato accompagnato”»

La presidenza svedese promette: «Troveremo un accordo entro la fine del semestre»

Al consiglio dei ministri degli Affari interni dell’Ue di Stoccolma, i governi europei continuano a muoversi in ordine sparso sul tema della migrazione. Il vertice informale di oggi, il primo sotto la presidenza svedese e dopo lo scontro diplomatico tra Italia e Francia sulla gestione dei flussi migratori, è dedicato al rafforzamento della cooperazione con i paesi extra-Ue per i rimpatri e le politiche migratorie. Al suo arrivo in Svezia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rivelato la posizione italiana sul tema dei rimpatri. «Ritengo sia opportuno lavorare per sviluppare un terzo modello di rimpatrio che potremmo chiamare “rimpatrio forzato accompagnato“», ha detto Piantedosi. «Un’operazione di ritorno che sia associata a progettualità di reintegrazione, anche in caso di rimpatri forzati, può infatti agevolare la collaborazione dello straniero, stimolare i Paesi terzi di provenienza a rafforzare la cooperazione e concorrere a contrastare le cause profonde dell’immigrazione», ha aggiunto il ministro. Il «terzo modello» proposto da Piantedosi si andrebbe ad aggiungere alle due tipologie di rimpatrio attualmente riconosciute dall’Ue: il rimpatrio volontario e quello forzato.


L’Europa parte divisa

Sulla politica migratoria, la linea della presidenza svedese sembra chiara: rimpatriare tutti coloro che non hanno diritto d’asilo. «La situazione è grave quando si parla di migrazione in Europa. Stiamo assistendo a un aumento degli arrivi irregolari», ha detto Maria Malmer Stenegaard, ministra svedese per le Migrazioni al suo arrivo a Stoccolma. Quando si tratta di trovare regole comuni, però, ogni Paese membro ha le sue priorità. «Nel 2022 oltre 100mila persone hanno chiesto asilo in Belgio e questo ha messo sotto pressione la nostra capacità di accoglienza», ha detto Nicole De Moor, segretario di Stato belga per l’Asilo e la Migrazione. «È chiaro che in un’area senza frontiere interne abbiamo bisogno di una politica europea per affrontare la migrazione, che comprenda frontiere più sicure, più solidarietà tra Stati membri e una politica europea di rimpatri migliori», ha aggiunto De Moor.


Più generica, invece, la ministra degli interni tedesca Nancy Faeser: «Per la Germania l’accoglienza umanitaria dei rifugiati è molto importante. Ci devono essere vie legali di fuga dalle rotte pericolose per la vita attraverso il Mediterraneo». Secondo la ministra danese Kaare Dybvad Bek, la chiave è «fare pressione su quei Paesi che non riprendono i loro cittadini, sia che siano rifugiati espulsi o persone che non hanno diritto» a entrare nei confini Ue. Per l’Austria, infine, una delle priorità è il rafforzamento della frontiera tra Bulgaria e Turchia. «Penso che ci sia l’interesse di molti Paesi a rendere più solida questa frontiera esterna e che sia necessario anche il sostegno della Commissione sotto vari aspetti», ha detto il ministro austriaco Gerhard Karner al suo arrivo a Stoccolma.

«Un patto sulla migrazione entro giugno»

Nonostante la ricerca di un accordo sia partita da posizioni molto distanti, la presidenza svedese del Consiglio Ue si è data un obiettivo: arrivare a un patto sulla migrazione prima della fine del mandato, ossia entro fine giugno. «L’anno scorso abbiamo avuto circa 300mila arrivi irregolari, ma quasi un milione di domande di asilo – ha spiegato la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson -. Significa che abbiamo tre volte più domande di asilo rispetto agli arrivi. Quindi ben venga che la presidenza svedese si focalizzerà ora sui rimpatri». E nel caso i prossimi sei mesi non dovessero bastare per raggiungere un accordo, la Spagna – che assumerà la prossima presidenza di turno dell’Ue – si impegna a raccogliere il testimone e chiudere i lavori entro fine anno. «Lavoriamo in modo coordinato con la presidenza di turno svedese in modo da raggiungere prima della fine della legislatura un accordo sul patto sulla migrazione», ha detto Fernando Grande Marlaska Gomez, ministro dell’Interno spagnolo.

Foto di copertina: EPA / Pontus Lundahl | Da sinistra: la ministra svedese per le Migrazioni Maria Malmer Stenegaard, il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e il ministro svedere della Giustizia Gunnar Strommer a Stoccolma, in Svezia (26 gennaio 2023)

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