Quelli che difendono Zelensky a Sanremo, Di Maio: «Se volete la par condicio invitiamo Putin»

Oltre all’ex ministro degli Esteri, anche Bruno Vespa e Andrea Vianello difendono la scelta di invitare il presidente ucraino

Non si fermano le polemiche sulla partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla serata finale Festival di Sanremo in programma sabato 11 febbraio. Se da una parte continua ad allargarsi il fronte del «no», di quelli che storcono il naso alla notizia del leader di Kiev in collegamento con il palco dell’Ariston, quello del «sì» inizia piano piano a far sentire la sua voce. Tra questi, l’ex ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che risponde ironicamente a chi parla di «equilibrio e par condicio». «Facciamo parlare anche chi li sta bombardando? Vladimir Putin in persona magari», si legge nel tweet dell’ex ministro. «Zelensky a Sanremo partecipa da Capo di Stato di una nazione invasa e con il suo popolo ancora sotto le bombe». Tra chi è favorevole alla partecipazione del presidente ucraino c’è anche Bruno Vespa. Intervenuto alla trasmissione di Mara Venier Domenica In il 15 gennaio scorso, aveva rivelato che durante il colloquio nella capitale Kiev, Zelensky aveva espresso il desiderio di partecipare a Sanremo. «Non capisco francamente tutto questo rumore per un breve intervento di Zelensky al Festival di Sanremo», ha detto il giornalista all’Ansa. «Al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali, anche scabrosi e controversi – ha sottolineato ancora -. Zelensky è stato ospite ai festival di Cannes e a Venezia, oltre che ai Golden Globes, e mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo da una pesantissima aggressione», conclude.


Sul caso che ha scatenato la grande polemica sul Festival, come ormai tradizione per la kermesse, è intervento anche Andrea Vianello, il direttore di Radio 1 e Gr Rai, che su Twitter ha ricordato che «Ai Grammy sì, a Cannes sì, e non c’è stata nessuna polemica né in Usa né in Francia, ma a Sanremo: apriti cielo! Il leader di un paese invaso e sotto missili e bombe da un anno non può parlare alla più grande platea televisiva italiana? E perché mai?», si legge nel tweet. L’ultima incursione, prima di quella in corso a Sanremo, è stata ai Golden Globes lo scorso 11 gennaio, anche grazie all’intercessione di Sean Penn, l’attore che ha invano provato a portarlo anche agli Oscar e che, a fronte del diniego di Hollywood, ha fatto dono al presidente della statuetta che ha vinto in ben due occasioni. Dopo i Golden Globes è toccato alla cerimonia dei Grammy Awards di Las Vegas e poi al Festival di Cannes dove il leader di Kiev si è collegato a sorpresa alla cerimonia di apertura. «Abbiamo bisogno di un nuovo Chaplin che dimostri che il cinema di oggi non è muto», aveva detto al pubblico della Croisette.


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