Alfredo Cospito in carcere, sul tavolo di Nordio la carta che può liberare l’anarchico al 41 bis

Il ministro della Giustizia deve decidere sull’istanza di revoca. Se non lo farà tutto rimane in mano a medici e giudici

Alfredo Cospito, 55 anni, è il leader di Fai-Fri, Federazione anarchica informaleFronte rivoluzionario, una frangia oltranzista e violenta ritenuta responsabile di più di 50 attentati. Cospito è attualmente detenuto nel carcere Bancali di Sassari per aver gambizzato il dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi il 7 maggio 2012. A Torino è in attesa dell’udienza sulla rivalutazione della pena, che prevede anche l’ergastolo, per un attentato del 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano. Deve scontare in tutto 20 anni di carcere. Dall’ottobre scorso Cospito è in sciopero della fame. Protesta perché dallo scorso maggio è stato sottoposto al regime del 41bis. Che prevede un isolamento quasi totale. Sul tavolo del ministro della Giustizia Carlo Nordio dal 12 gennaio scorso c’è l’istanza di revoca del carcere duro. Ora, spiega il Corriere della Sera, il guardasigilli deve decidere.


Le soluzioni

Il quotidiano spiega che Nordio è in attesa del parere della Procura antiterrorismo di Torino prima di decidere. Si tratta dell’unica via d’uscita che il ministro può imboccare per l’anarchico. Le altre due strade sono quella giudiziaria e quella sanitaria. L’avvocato di Cospito Rossi Albertini ha presentato la sua istanza nei giorni scorsi a via Arenula. Insieme ad un nuovo elemento: una sentenza di assoluzione nei confronti di due imputati anarchici per il reato di associazione con finalità di terrorismo. Proprio in quel processo Cospito era stato chiamato in causa perché, secondo l’accusa, dal carcere forniva indicazioni ai compagni in libertà. La sentenza, secondo il legale, «non evidenzia alcuna pretesa da parte di Cospito di imporre un pensiero unico sul concetto di lotta armata». La stessa sentenza smentisce l’idea di un’organizzazione con un unico capo. «È rimasto assolutamente indimostrato che gli imputati abbiano “sposato” il metodo di lotta violenta, armata, distruttiva, che ispira le azioni della Fai, operando quale “cellula” o gruppo criminale assai vicino all’organizzazione terroristica».


Il caso

Gli attentati commessi sarebbero piuttosto «espressione del pensiero politico ideologico più vicino al fenomeno “dell’antagonismo sociale”, sicuramente privo di qualunque connotazione e valenza terroristica». Se Nordio non si convincerà restano soltanto le strade sanitarie o giudiziarie. I medici del carcere di Sassari dovranno stabilire se le strutture del penitenziario sono in grado di garantire la sopravvivenza dell’anarchico. Il Garante dei detenuti ha già chiesto la scarcerazione su queste basi. Altrimenti il 7 marzo la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sul ricorso del legale. Ma anche se dovesse annullare l’ordinanza che dispone il carcere duro, la Cassazione rimanderebbe gli atti al Tribunale di Sorveglianza. Che potrebbe in teoria persino reiterarla con altre motivazioni.

Leggi anche: