Plusvalenze, la difesa della Juventus nelle carte del ricorso: «Violato il giusto processo»

Secondo la società bianconera non vi sarebbe stata alcuna «alterazione del risultato sportivo»

Sono 99 le pagine che compongono il ricorso della Juventus, depositato al Collegio di garanzia presso il Coni il 28 febbraio scorso, contro la sentenza della Corte di appello della Figc che ha inflitto al club bianconero la penalizzazione di 15 punti in campionato per il caso plusvalenze. Tra le carte, visionate da Ansa, emergono alcuni punti della difesa della società che attacca la corte federale e denuncia la violazione del giusto processo e il diritto di difesa. «La corte federale di appello ha utilizzato elementi probatori dell’inchiesta penale per creare in realtà un fatto illecito nuovo a carico dei deferiti», si legge in uno dei nove punti chiave, quello in cui il club bianconero fa riferimento alla fattura «nascosta» all’Olympique Marsiglia e lo scambio Arthur-Pjanic con il Barcellona. Ma la società contesta anche l’assunto dell’accusa secondo cui le plusvalenze avrebbero provocato «un’alterazione del risultato sportivo». Un’accusa, si legge nel ricorso, «infondata e palesemente estranea ai capi di incolpazione», perché, secondo la Juventus, si lega a un’«infrazione mai contestata», valutandola infondata perché le plusvalenze «da operazioni cosiddette incrociate comporterebbero un beneficio di tipo meramente finanziario e non producono alcuna liquidità, utilizzabile ad esempio in una campagna acquisti».


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