Caso Ciro Grillo, il racconto in aula dell’amica della vittima: «Mi mandò le foto dei suoi lividi su Snapchat»

La testimonianza di Adelaide Malinverno, amica intima di una delle due presunte vittime, nella settima udienza del processo

Si è svolta oggi nel tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, la settima udienza del processo che vede imputati Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. I quattro sono a processo con l’accusa di aver stuprato, la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 a Porto Cervo, Silvia (una giovane italo-norvegese) e una sua amica. All’udienza di oggi, che è andata avanti fino a sera, è stata sentita una sola testimone: Adelaide Malinverno, amica d’infanzia di Silvia, con la quale ha mantenuto un rapporto confidenziale molto stretto. Inizialmente, Malinverno ha detto di ricordare poco di quella sera. Incalzata dal procuratore Gregorio Capasso, però, ha confermato di aver ricevuto una chiamata da Silvia la notte dello stupro. La testimone ha detto che l’amica si trovava in uno stato di incapacità totale, a causa dell’abuso di alcol, e ha rivelato di aver ricevuto le foto dei lividi sul corpo di Silvia su Snapchat.


La testimone-chiave

«La deposizione della teste di oggi ci dà un riscontro dell’autenticità su quanto dichiarato dalla mia assistita», ha commentato Giulia Bongiorno, l’avvocatessa che tutela Silvia e che oggi non era presente in tribunale. Inizialmente, dovevano essere due i testimoni ascoltati oggi in aula. Il secondo amico di Silvia, Alex Cerato, non si è presentato a causa di impegni universitari che gli hanno impedito di spostarsi da Milano. La testimonianza di Adelaide Malinverno era particolarmente attesa. Sarebbe stata lei, infatti, a raccogliere le confessioni più intime di Silvia nei giorni successivi allo stupro. Nel corso dell’ultima udienza, che si è svolta l’8 febbraio, era toccato ai genitori di Silvia testimoniare in aula. Nel corso della sua deposizione, la madre della giovane aveva raccontato: «Dopo quel giorno mia figlia non era più la stessa: era solo un corpo che camminava».


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