Il ritorno a casa dei Meduza, il trio italiano dei record della musica house: «Le canzoni durano poco perché sono tutte uguali» – L’intervista

Dalle sperimentazioni con l’intelligenza artificiale alle lezioni all’università di Harvard, i musicisti italiani amatissimi all’estero raccontano a Open il loro percorso

Un successo dopo l’altro, soprattutto all’estero. Trio record della musica house con sold out in tutto il mondo, i Meduza oggi si dicono fermamente convinti di voler «mettere una bandierina» anche in Italia. Hanno iniziato il 7 ottobre al Fabrique di Milano: lì Simone Giani, Luca De Gregorio e Mattia Vitale hanno raccontato a Open come il successo «quando sei in America o ai Grammy ti sembra tutto un sogno, mentre quando lo vivi nel tuo Paese ti rendi conto che è reale». Tra tastiere e drum machine, il gruppo è grande sperimentatore dei suoni. E in un’epoca che sembra andare sempre più verso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ogni campo, anche i Meduza hanno deciso di battere il ferro.


Musica e Ai: «Utile, ma pecca di creatività»

«L’AI ci ha sorpreso molto ultimamente. Abbiamo visto alcuni esperimenti che ci sono in rete e abbiamo deciso di provarla anche noi in alcune session», racconta il produttore Simone Giani. «Sa sicuramente dare degli spunti, ma la mancanza dell’umano si sente ed è un limite. Forse è banale dirlo, ma quel che manca è proprio l’anima», precisa. Il trio, che solitamente collabora con dei song writer, ha provato a chiedere a un sistema di intelligenza artificiale di scrivere dei testi come i Meduza. «L’ha fatto, e ci è andato molto vicino. Ma ci siamo resi conto da subito che manca la sostanza», sottolinea Giani. «Va a ricreare qualcosa che esiste già, riproduce qualcosa di simile a una realtà già pensata da qualcun altro, manca la novità. Che è poi quella che riesce a dare l’umano», incalza il dj Mattia Vitale.


Da Spotify all’università di Harvard

Quest’anno il trio conosciuto per Piece of your heart ha fondato l’etichetta Aeterna Records. Un traguardo raggiunto grazie alla scalata nelle classifiche globali con oltre 15 miliardi di stream in tutto il mondo. Il loro primo e unico disco, introducing MEDUZA, è nella classifica dei 20 album più “streammati” del 2021. Ma non solo dj set e Spotify. Ad aprile 2022 sono stati ospiti dell’Università di Harvard per raccontare agli studenti e alle studentesse la musica elettronica e il loro percorso professionale. Se l’intelligenza artificiale pecca di creatività, a volte capita anche all’essere umano. «Abbiamo notato che ultimamente, soprattutto nei nuovi dj producer più giovani, tende ad esserci la ricerca esasperata di un suono professionistico, ma poi manca l’idea di fondo», racconta il trio. «Se guardiamo la storia, tutto ciò che ha fatto successo aveva qualcosa di unico. E spesso manca questo ingrediente». E se oggi le canzoni durano poco – aggiungono – «è perché sono tutte uguali».

Ne regno del pop c’è ancora spazio per la musica house?

Nell’attuale panorama musicale in cui sembra dominare il pop, i Meduza ci tengono a sottolineare come ci sia ancora spazio per l’house. «Noi ne siamo la dimostrazione. Chiaramente non è come qualche anno fa, soprattutto nei primi anni 2000, dove c’era molta più attenzione per l’house», spiega Vitale. «Ma – puntualizza – la musica è ciclica. In alcuni periodi è forte un genere, in altri un altro ancora. E molti poi tendono a tornare». Intanto, anticipa il gruppo, c’è una bozza di disco con Ed Sheeran che per ora non hanno ancora pubblicato. «Lui è in tour, ci siamo scambiati delle idee, ma non è venuta ancora fuori quella giusta, vedremo quest’anno…».

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