Il call center ucraino per i soldati russi che vogliono scappare, così Kiev prova a svuotare le truppe di Mosca

Il tenente ucraino Matvienko: «I militari russi vedono con i loro occhi che non sono altro che carne da cannone. E il pensiero che viene loro in mente è: “Come posso salvarmi?”»

La guerra della Russia contro l’Ucraina si trova in una fase cruciale. E l’esercito di Kiev ha istituito un servizio di sostegno psicologico per i soldati russi che vogliono deporre le armi. Le forze ucraine, così facendo, sperano di poter rendere più semplice possibile la resa, ma anche l’aiuto a quanti sono stati chiamati a combattere anche contro la loro volontà. Ma molti soldati russi non vogliono morire in Ucraina. A riportare la notizia è il Los Angeles Times. E così, dallo scorso settembre, l’esercito ucraino ha gestito una hotline denominata “Voglio vivere” che fornisce assistenza e istruzioni per i soldati russi che vogliono abbandonare il campo di battaglia. I militari russi, secondo quanto riferito dal tenente ucraino Vitaly Matvienko, portavoce dell’operazione How to Surrender «vedono con i loro occhi che non sono altro che carne da cannone» e «vedono che a uno dei loro compagni viene ordinato di entrare in un campo minato per trovare un percorso, e lui viene fatto saltare in aria, mentre a un altro viene detto di andare dopo, e anche lui viene fatto saltare in aria, e così via. E il pensiero che viene loro in mente è: “Come posso salvarmi?”».


Come funziona il centralino di sostegno

La hotline e il canale Telegram crittografato sono gestiti da 10 membri del personale delle forze militari di Kiev, con particolare esperienza in ambito psicologico. Una volta passate al vaglio le richieste di resa per distinguere le possibili spie russe dai soldati normali, i militari russi ricevono indicazioni per poter deporre le armi e abbandonare il campo di battaglia, senza essere richiamati dai generali di Mosca. «Ai russi che vogliono costituirsi viene detto di sventolare un panno bianco, rimuovere i caricatori dalle pistole, puntare le canne verso terra ed evitare di indossare giubbotti antiproiettile ed elmetti – spiega il Times -. Viene loro assicurato che, nel caso in cui vogliano essere rimandati a casa mediante uno scambio di prigionieri, i loro documenti rispecchieranno che sono stati catturati, e non che si sono arresi volontariamente. Se si dovesse trattare invece di una resa mentre ci si trova su un carro armato, cosa che non accade raramente, la torretta deve essere girata nella direzione opposta». Secondo un recente sondaggio del Levada Center, la resa dei soldati russi impegnati nella guerra contro l’Ucraina è percepita in malo modo dai connazionali. Secondo la rilevazione, infatti, il 51% degli intervistati ha un parere fortemente negativo nei confronti dei “disertori”, mentre solo il 10% degli intervistati risulta avere un atteggiamento positivo e comprensivo nei confronti dei soldati russi che si arrendono.


Foto in copertina esemplificativa: ANSA

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