Il mare grosso, l’inversione di marcia, il crac della barca e la fuga degli scafisti. Il naufragio di Cutro ricostruito da una superstite

La drammatica testimonianza di una donna sopravvissuta alla tragedia: «Le reti telefoniche erano bloccate, mentre gli scafisti erano dotati di una ricetrasmittente satellitare, ma non hanno lanciato l’SOS»

«Appena giunta vicino alla spiaggia italiana, nel tardo pomeriggio del 25 febbraio, uno scafista turco ci ha detto che eravamo giunti in Italia e che potevamo salire sopra coperta per pochi minuti. Abbiamo fatto pure un piccolo video inneggiando alla fine del viaggio, anche se non riuscivamo a vedere la costa». Inizia così il racconto di una donna sopravvissuta al naufragio avvenuto davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. Malgrado l’annuncio dello scafista, spiega la donna all’Adnkronos, «l’imbarcazione spegneva il motore senza navigare verso costa», mentre uno dei due scafisti «faceva dei video con il proprio cellulare dicendo a un trafficante che i suoi migranti erano arrivati in Italia». Sull’imbarcazione, però, tra i migranti iniziavano a sollevarsi alcuni dubbi e perplessità su quanto riferito dagli scafisti che, dopo l’annuncio «non rispondevano» sul perché la nave non approdava veramente sulla costa. Nel frattempo «il mare – racconta ancora la donna – diventava sempre più agitato e uno degli scafisti turchi ci mostrava una mappa sul cellulare cercando di tranquillizzarci e dicendoci che eravamo ormai vicini all’Italia».


La donna ha fornito poi ulteriori dettagli su quanto avvenuto a bordo prima della tragedia: «Non potevamo nemmeno telefonare ai soccorsi perché i membri dell’equipaggio erano dotati di un sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche, mentre gli scafisti invece erano dotati di una ricetrasmittente satellitare, ma non chiamavano i soccorsi». La donna ha spiegato che gli scafisti «avevano invertito la rotta» e, dopo essere scesi sottocoperta, hanno chiesto ai migranti a bordo di dire che «erano migranti e dunque di non denunciarli», in caso di controllo da parte della polizia. Ma le persone a bordo continuavano a rilevare anomalie nella navigazione. Non solo il cambio di rotta, ma anche il continuo cambio di velocità, con degli stop improvvisi, per poi riprendere la navigazione ad alta velocità e, in ultimo, virare violentemente. A causa di quel cambio di direzione repentino e violento «la barca si è capovolta spezzandosi a metà, iniziando a imbarcare acqua. Dopodiché – conclude nella sua testimonianza – gli scafisti hanno annunciato alle persone a bordo che la barca stava affondando, per poi darsi alla fuga su un gommone». Al momento il bilancio del naufragio è di 78 vittime accertate, tra cui 32 bambini, di cui 23 bambini di pochi mesi sino ai 12 anni.


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