Meloni, incontro notturno con un Macron turbato dalle notizie sulle proteste in Francia

Il lungo faccia a faccia ha avuto luogo in un albergo del centro storico di Bruxelles

Prove di disgelo, o almeno così sembra. Dopo un autunno teso, almeno nelle relazioni bilaterali, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron tornano a parlarsi in un lungo tete-a-tete senza delegazioni al termine del primo giorno di Consiglio Europeo. Si tratta del primo bilaterale (ufficiale) tra i due, durato circa un’ora e mezza, dopo le tensioni scoppiate sulla vicenda migranti e sulla riunione che, lo scorso febbraio, prima del summit dei 27, Macron organizzò con Volodymyr Zelensky all’Eliseo invitando il solo cancelliere tedesco, Olaf Scholz. L’incontro, svoltosi a Bruxelles, l’ha chiesto lui.


La guerriglia urbana

Lasciandosi alle spalle la guerriglia urbana francese contro la contestata riforma delle pensioni voluta fortemente dall’inquilino dell’Eliseo e approvata scavalcando il parlamento. In questo contesto, Macron ha bisogno di sponde sui suoi temi europei. Dal nucleare, alla risposta comune alle migrazioni, fino a un fondo ad hoc per le tecnologie pulite e il rilancio della competitività dell’Unione. Sul tavolo dell’incontro avvenuto in un albergo al centro di Bruxelles, c’è sicuramente la richiesta francese relativa alla bollinatura delle tecnologie nucleari fra quelle compatibili alla transizione ecologica. Che per Parigi è necessaria, se non essenziale. Macron spinge, inoltre, affinché venga inserita anche nel recente Zero Industrial Act, la proposta della Commissione. Che punta ad aumentare la produzione europea di tecnologie green strategiche. E pure sul Piano industriale che deve far fronte alla concorrenza americana che ha messo sul piatto 300 miliardi di dollari di sussidi alle imprese. Gli aiuti di Stato autorizzati da Bruxelles favoriscono soprattutto la Germania. Su questo, l’Italia può dare un mano, certo. Ma chiedendo qualcosa in cambio.


Buon vicinato

I rapporti di “buon vicinato” servono anche alla Penisola, quanto meno per uno scambio di vedute sui dossier più urgenti a livello europeo. La premier italiana è arrivata al vertice a Bruxelles con un triplice obiettivo: mantenere il punto sull’eccessiva ideologizzazione del Green Deal, difendersi dai falchi sulla riforma del Patto di Stabilità e rilanciare la questione migranti. Ed è proprio su quest’ultimo punto che Parigi può “dare una mano” a Roma, in primo luogo sulla situazione della Tunisia, ma in generale su tutta la questione migranti. Intervenendo nella sessione a fine giornata dedicata all’immigrazione, la premier italiana ha infatti lanciato l’allarme: «Se la Tunisia crolla del tutto si rischia una catastrofe umanità, con 900mila rifugiati», ha detto.

La Tunisia e i migranti

Nelle ultime settimane, infatti, le partenze dal Paese sono aumentate, in conseguenza anche (e soprattutto) della grave crisi economica. Per dare qualche dato: tasso di inflazione al 10%, debito pubblico che sfiora il 100% del Pil e disoccupazione al 15%. Situazione, questa, che – come scrive Bloomberg – «potrebbe portare la Tunisia al fallimento entro sei o nove mesi». E nonostante il probabile default, il Paese non è in grado di chiudere un prestito da 1,9 miliardi di dollari con il Fmi. Che chiede in cambio una serie di riforme (rigide). Di cui il presidente Saied e l’opposizione non sono in grado, o meglio non vogliono rispondere. Tutto questo, in sintesi, può avere delle ricadute importanti per l’Italia, in termini migratori. Per certi versi, Meloni ha dovuto fare i conti con la realtà, ovvero rendersi conto che affrontare alcune delle principali crisi in Ue senza l’appoggio di un Paese come la Francia, ma anche la Germania risulta (piuttosto) difficile.

Leggi anche: