Cambio ai vertici del Pd, Schlein riunisce i parlamentari e attacca Meloni: «È tornata da Bruxelles con un pugno di mosche»

La segretaria non ufficializza i nomi di chi vorrebbe proporre come nuovi capigruppo, al posto di Serracchiani e Malpezzi. Ma sfrutta questo primo incontro con i parlamentari Dem riuniti per criticare il governo

«Abbiamo nodi politici importanti davanti a noi, è innegabile. Dobbiamo provare a scioglierli insieme salvaguardando tra noi la chiarezza. La collegialità è un punto dirimente. Dovremo essere bravi a far lavorare bene il partito e i gruppi nel pieno rispetto della loro autonomia». È in questa frase che Elly Schlein condensa il senso della fatica nel trovare un equilibrio tra la parte del partito che l’ha sostenuta – e ha vinto le primarie – e i bonacciniani, sconfitti nei gazebo lo scorso 26 febbraio. La segretaria del Nazareno riunisce alla Camera i gruppi parlamentari per discutere – lo specifica – della «nuova fase e delle attività politiche e parlamentari». Sarà domani, 28 marzo, che verranno ufficializzate le investiture dei due nuovi capigruppo che sostituiranno Debora Serracchiani a Montecitorio e Simona Malpezzi a Palazzo Madama. Sempre che si trovi quell’equilibrio di cui sopra e deputati e senatori Dem, eletti nelle liste compilate dalla precedente gestione, accettino l’indicazione della segreteria. Allora, l’intervento di Schlein si allontana «dalla questione degli assetti», salvo per la parte relativa ai ringraziamenti a Enrico Letta e alle capigruppo uscenti: «Letta, Serracchiani e Malpezzi hanno retto in una fase di transizione lunga e complessa. Hanno fatto un lavoro encomiabile in condizioni difficilissime, stretti tra la sconfitta alle ultime elezioni politiche e l’attesa del congresso».


Dopodiché, Schlein inizia a pungolare la maggioranza: «Siamo in una contingenza economica che, per quanto il governo tenti di nascondere piazzando una bandierina ideologica al giorno, è estremamente grave. Sul Pnrr, il governo è indietro e l’Italia non può permettersi di fallire, il Partito democratico – assicura – presidierà con grande attenzione». Ripete la locuzione delle bandierine ideologiche per criticare Giorgia Meloni sulle questioni relative alle coppie omogenitoriali: «Sferza un attacco senza precedenti ai diritti dei bambini e delle bambine. Le pressioni per interrompere le trascrizioni, ad esempio». Ancora: «La destra ha continuato l’attacco facendo saltare la legge cui stavamo lavorando sulle detenute madri e i loro figli. Con un cinismo terrificante». Alla leader di Fratelli d’Italia, Schlein imputa il fatto di essere «tornata da Bruxelles», dove il 23 e il 24 marzo si è tenuto il Consiglio europeo, «con un pugno di mosche». Il riferimento è al tema migrazioni: «Meloni doveva chiedere una mare nostrum europea anziché dichiarare guerra alle ong». Schlein invita i membri del suo partito a vigilare anche sulle influenze della maggioranza in ambito Rai: «Mi pare che il governo stia cercando di metterci un po’ troppo le mani».


Parlando del Pd, la segretaria esulta per le 16.000 nuove tessere staccate da quando sono terminate le primarie: «Abbiamo visto cambiare il clima intorno al Pd in queste settimane, nelle piazze e nell’opinione generale, viviamo una fase positiva. Vorrei che tutti insieme consolidassimo questo momento per rafforzare il Pd». Fa un breve resoconto della direzione intrapresa adesso che si trova al vertice del Nazareno: «Abbiamo iniziato questa nuova fase nei giorni della tragedia di Cutro. Chiamando il governo a rispondere e chiarire la dinamica della strage di Crotone, in commissione io stessa e poi di nuovo in Aula. Siamo stati lì – a Cutro – con i nostri corpi e senza parole, a portare omaggio alle vittime e ai loro familiari. Dopo il presidente Mattarella e in assenza del governo». Infine, Schlein ricorda la sua interrogazione a Meloni, durante il premier question time, incentrata «sul lavoro povero e precario. Abbiamo registrato – conclude – la sua contrarietà al salario minimo. Noi insisteremo, coinvolgendo le altre opposizioni che dal palco della Cgil abbiamo invitato a collaborare concretamente sui temi trovando battaglie comuni da fare nel parlamento e nel paese. Come il salario minimo, la sicurezza sul lavoro, la sanità pubblica e universalistica».

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