Caso D’Onofrio, Trentalange farà ricorso contro l’inibizione: «Respinti cinque capi di accusa su sette»

Le motivazioni della sentenza del Tribunale federale nazionale della Figc smontano gran parte dell’impianto accusatorio e ora l’ex presidente Aia spera di cancellare del tutto la sanzione

Alfredo Trentalange non mise in atto «qualsivoglia iniziativa volta ad accertare il possesso in capo al D’Onofrio dei requisiti di professionalità». Ma sui requisiti «morali», l’ex presidente dell’Aia poteva fare poco, poiché Rosario D’Onofrio, ex capo della procura arbitrale arrestato per traffico internazionale di droga, è dotato di «straordinaria attitudine mistificatoria». A dirlo sono i giudici del Tribunale federale nazionale della Figc, che il 17 marzo scorso hanno comminato un’inibizione di 3 mesi a Trentalange. Smontando però gran parte dell’impianto accusatorio del procuratore Giuseppe Chiné, del quale il Tribunale riconosce la fondatezza di 2 capi di imputazione su 7, il capo a) e il capo e), delle richieste della Procura.


Le motivazioni della sentenza

Il primo è quello sul mancato controllo sui requisiti di professionalità e moralità di D’Onofrio, accolto solo parzialmente e solo sulle qualità professionali. In merito a quelli morali, il Tribunale scrive che a Trentalange «non possa essere addebitata alcuna omissione disciplinarmente rilevante». Perché l’ex capo della procura arbitrale, è stato accertato, ha posto in essere una serie di azioni e di dichiarazioni per celare sia i suoi precedente, sia il suo stato di detenzione, addirittura i violando i domiciliari per attendere le riunioni nella sede dell’Aia. Il secondo capo d’accusa riguardava invece i rimborsi ottenuti in maniera irregolare da D’Onofrio. Nella sentenza, il Tribunale spiega che Trentalange avrebbe dovuto vigilare e mettere in pratica una sere di iniziative per accertare l’illecita attività del D’Onofrio, spetta infatti «ai vertici degli Uffici adottare in chiave precauzionale le cautele volte a prevenire i rischi di comportamenti contrari a diritto ed etica sportiva». Respinte tutti gli altri capi di imputazione, ed è per questo che l’ex presidente Aia spera che il ricorso in Appello demolisca del tutto la tesi degli inquirenti, cancellando anche i 3 mesi di inibizione.


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