Liceo Carducci, il preside «disgustato» dalla ricostruzione del collettivo: «Ma quali umiliazioni, non siamo in Corea del Nord»

Andrea Di Mario, dirigente del Carducci di Milano, replica al collettivo studentesco che stigmatizzava come “umilianti” le sanzioni comminate agli studenti rei di aver rappresentato Meloni e Valditara a testa in giù

Andrea Di Mario, il preside del liceo Carducci di Milano, si è detto «disgustato» dal comunicato del collettivo studentesco che stigmatizzava le sanzioni comminate agli studenti rei di aver appeso uno striscione contro la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, rappresentati a testa in giù. «Non dico nulla, sono disgustato e non intendo rispondere ad accuse anonime. Perché di fatto si tratta di questo, visto che il volantino è firmato solo dal collettivo», afferma il preside, parlando con l’Ansa. Il riferimento è al collettivo del Carducci “Mille Papaveri Rossi” secondo il quale gli studenti puniti con la sospensione e con lavori utili sarebbero stati “anche “umiliati”. Accuse che Di Mario smentisce fermamente. «Sono state scritte falsità – ha proseguito -, l’idea dei ragazzi umiliati pubblicamente non sta né in cielo né in terra. Non ci sono state umiliazioni, non siamo in una scuola della Corea del Nord. Di fronte a questa montagna di bugie io voglio mantenere il mio stile».


La versione (rimossa) del collettivo

Nel frattempo, il testo distribuito in forma di volantino a scuola dagli studenti del collettivo è stato rimosso dalle storie di Instagram della relativa pagina. Il testo della nota, tra le altre cose, raccontava: «Il 24 marzo alcuni studenti dovevano dipingere di bianco i muri paralleli alla sede dell’istituto, coprendo scritte e disegni accumulati negli anni. La vernice, però, non era abbastanza opaca, dunque si è trattato di un lavoro sostanzialmente poco utile». E aggiungeva: «I docenti di passaggio si sono messi a fare commenti in modo derisorio e hanno assecondato i passanti che, invece, insultavano apertamente i responsabili. Ciò viene definito senza mezzi termini un clima di umiliazione».


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