Dalla colletta in classe all’Assemblea Generale Onu. Così gli studenti delle Fiji hanno “inventato” la storica risoluzione sulla giustizia climatica

La storia della battaglia che ha portato fino alle Nazioni Unite il progetto per rendere gli Stati del mondo responsabili della loro inazione

«Non abbiamo nessuna colpa, eppure dobbiamo fare i conti con cicloni devastanti, alluvioni, perdita di biodiversità e aumento del livello dei mari», ha dichiarato ieri Cynthia Houniuhi dopo la storica risoluzione dell’Onu sulla responsabilità climatica degli Stati. Cynthia è una dei 27 studenti che formano la Pacific Island Students Fighting Climate Change (Pisfcc), l’associazione studentesca che nel 2019, durante una lezione universitaria di diritto alle isole Fiji, mise in moto la macchina che ieri ha portato alla decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il gruppo ha provato a intraprendere varie vie, prima di appellarsi alla Corte Internazionale di Giustizia. «A dire il vero, all’inizio ero abbastanza titubante all’idea. Diciamocelo, volevo solo arrendermi. Definirlo un piano ambizioso è dire poco. In che modo un manipolo di studenti del Pacifico avrebbe potuto convincere la maggior parte dei membri dell’Onu della bontà della propria iniziativa?», riflette l’attivista citata dal Guardian.


Il percorso

Gli studenti parlarono con gli insegnanti e con una colletta per raccogliere gli 80 euro necessari a creare il loro primo banner. Il supporto crebbe rapidamente. Ben presto erano 18 le nazioni del Pacifico unite alla causa. A quel punto, gli studenti si rivolsero al governo di Vanuatu, che ha poi aiutato il gruppo a trovare il supporto della maggioranza dell’Assemblea. «Lo sforzo diplomatico è stato enorme», ha dichiarato Odo Tevi, l’ambasciatore permanente di Vanuatu alle Nazioni Unite. Ora Cynthia studia Diritto dell’ambiente Ambientale a Sydney, e mentre la Corte Internazionale di Giustizia cerca di capire se secondo la legge internazionale i Paesi possono essere ritenuti legalmente responsabili delle loro emissioni, soprattutto quando non rispettano climatici. Anche se non vincolanti.


Il successo

Se dovessero essere stabiliti dei criteri, i Paesi potrebbero finire di fronte ai giudici a rispondere delle proprie azioni. Si tratta di una vittoria storica per le nazioni del Pacifico, che nonostante abbiano contribuito pochissimo al riscaldamento globale, sono tra i territori che più ne stanno soffrendo le conseguenze. Emblematiche sono le immagine che arrivano da Vanuatu, dove parti del cimitero dell’isola sono già finite sott’acqua a causa dell’innalzamento del livello dei mari. Ci sono voluti più di tre anni, ci sono volute le proteste in barca durante la Climate Week del 2022, ma questo nelle isole pacifiche sono sicuri. Questo è un grande passo verso la giustizia climatica. «Il supporto è stato eccezionale», ha dichiarato Cynthia.

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