Kiev ancora contro il Vaticano per la Via Crucis. Il ministero degli Esteri: «Sullo stesso piano vittima e aggressore. Delusi dalla dannosa distorsione della realtà»

A scrivere sui social il portavoce Oleg Nikolenko: «La Santa Sede ha ignorato le nostre argomentazioni sulla natura offensiva del gesto. Screditati i valori di pace e fratellanza»

Le polemiche sulla Via Crucis del venerdì santo celebrata al Colosseo nella serata di ieri, 7 aprile, erano cominciate già in giornata con l’attacco, poche ore prima dell’inizio, da parte dell’ambasciatore ucraino in Vaticano, Andrii Yurash, sulla meditazione prevista per la decima stazione di un giovane russo e uno ucraino. Ora ad esprimersi con toni duri è direttamente il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko. «Purtroppo dobbiamo affermare che la mossa di quest’anno è stata ancora una volta eclissata dal tentativo di equiparare vittima e aggressore», ha scritto su Facebook, pur ribadendo la gratitudine al Pontefice «per la sua preoccupazione per l’Ucraina». Il portavoce ha commentato quanto accaduto nella celebrazione che Papa Francesco ha seguito da Santa Marta, a causa delle temperature troppo basse di Roma. «Siamo delusi dal fatto che la Santa Sede non abbia tenuto conto delle argomentazioni ucraine sulla natura offensiva del gesto. La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà», ha spiegato, «e i tentativi di segnare l’uguaglianza tra l’Ucraina e la Russia non favoriscono la riconciliazione». Dopo le critiche dell’ambasciatore ucraino in Vaticano nei confronti del racconto del ragazzo russo sulla perdita del fratello in guerra e sul padre e il nonno ormai dispersi, prevista nella meditazione della decima stazione, Kiev sembrasse attendere un passo indietro da parte della Santa Sede. Un punto di incontro come quello che l’anno scorso il Vaticano si era impegnato a trovare dopo il dissenso espresso da Yurash sulle due donne, una russa e una ucraina, scelte nel 2022 per la tredicesima stazione e sulla loro meditazione. Dopo le critiche, il testo della preghiera era stato eliminato, lasciando quel momento specifico della celebrazione in un silenzio simbolico. Quest’anno però la critica di Yurash non ha sorbito lo stesso effetto. La decima stazione ha previsto che i due giovani scelti presenziassero durante la preghiera con il testo originale pensato fin dall’inizio.


«Distorsione della realtà che scredita i valori di pace e fratellanza»

A risentirsi di quanto accaduto ora è il portavoce del ministro degli Esteri: «Ieri venerdì santo a Roma si è svolto un grande evento religioso, la processione. Simboleggia la vittoria del bene sul male, la luce sulle tenebre, la fede sul disprezzo», scrive ancora sui social. Nikolenko arriva al punto: «Si tratta dei testi letti durante la 10a stazione della Santa Processione: a nome di un adolescente ucraino che ha trovato rifugio in Italia dopo la cattura di Mariupol da parte delle truppe russe, e di un ragazzo russo, fratello di un soldato che ha perso la vita, e con il padre e nonno scomparsi come partecipanti alla guerra estera russa contro l’Ucraina», spiega. «La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà in cui la Russia ha fatto cadere gli ucraini, realizzando un genocidio contro di loro. Più che altro, tale passo mina i principi della giustizia e della moralità umana comune, scredita il concetto di pace e fratellanza». L’attacco continua: «I tentativi di segnare l’uguaglianza tra l’Ucraina che soffre e la Russia non favoriscono la riconciliazione. La riconciliazione può arrivare solo dopo la vittoria ucraina, la punizione di tutti i delinquenti russi, il pentimento per le sofferenze causate e chiedere perdono agli ucraini». Poi l’invito finale: «Ci aspettiamo che la Santa Sede continui a seguire un approccio basato su una profonda comprensione della giustizia e della responsabilità per il ripristino della pace in Ucraina e l’istituzione della giustizia».


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