Figli di coppie omogenitoriali, la Procura di Padova chiede gli atti di trascrizione. Il sindaco: «I bimbi vengono prima di tutto»

Il Tribunale potrebbe arrivare a decidere la nullità dei documenti di registrazione all’anagrafe di 32 tra bambini e bambine

Il braccio di ferro sulle trascrizioni dei figli di coppie omogenitoriali continua. L’ultima mossa è quella della Procura di Padova che ha avanzato all’amministrazione la richiesta di ricevere gli atti di iscrizione all’anagrafe di tutti i figli e le figlie di coppie gay. Una pratica che nel comune veneto viene portata avanti dal 2017 e che ha portato all’iscrizione di 32 tra bambini e bambine, tutti con due mamme. E che il sindaco Sergio Giordani, rieletto lo scorso settembre, sostiene con convinzione. «Ho agito nell’esclusivo interesse delle bambine, dei bambini e dei loro diritti fondamentali», ha ribadito oggi dopo la decisione della Procura, che teoricamente potrebbe portare alla nullità degli atti di trascrizione, «i bambini e le bambine vengono prima di tutte le discussioni. Evitare per loro discriminazioni molto gravi è un obiettivo che supera i vuoti normativi e che persegue i valori Costituzionali». Il primo cittadino si è poi rivoltoal parlamento: «La Procura agisce nelle sue funzioni e noi abbiamo sempre inviato gli atti delle iscrizioni dal 2017 ad oggi», dichiara Giordani, «per quanto tempo il parlamento eviterà di legiferare? Girarsi dall’altra parte significa evitare di vedere la realtà, magari accettando il fatto che bambine e bambini cresciuti per anni con due genitori si vedano togliere a causa di leggi contraddittorie e vuoti normativi questo fondamentale e intimo aspetto della loro stessa esistenza, con tutti i traumi e le discriminazioni connesse a questa eventualità». A marzo Giordani aveva avuto un «incontro molto cordiale» con il Prefetto, Raffaele Grassi, che aveva informato l’autorità giudiziaria, già un mese fa, delle procedure seguite dall’amministrazione comunale. Anche la deputata del Partito democratico Rachele Scarpa critica l’inazione del parlamento e attacca il governo. «Lasciare che la carenza normativa sul tema condizioni il destino di bambine e bambini, rischiando di far legalmente perdere loro un genitore con cui sono cresciuti per anni, significa negare i diritti fondamentali dei minori», dichiara la deputata, «questo rischio rappresenta un’imperdonabile e brutale distorsione ed è frutto dell’ottusità di questa destra che non guarda in faccia a nulla e a nessuno e ci costringe a un’inerzia inaccettabile su un tema così delicato».


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