No! I media non hanno nascosto la verità sulla foto di Angelina Jolie e il bambino legato a un palo in Africa

La storia della foto e del bambino sono note fin dai primi giorni dello scatto nel 2007, riportato proprio dai media

Sabato 29 aprile 2023 sono circolate due fotografie raffigurante l’attrice Angelina Jolie mentre abbraccia un bambino, la prima in bianco e nero e la seconda a colori dove però si nota un dettaglio: il bambino è legato a un palo con una corda al piede. Secondo il testo che viene condiviso con le due immagini, la prima sarebbe quella mostrata dai “media mainstream” mentre la seconda e completa verrebbe nascosta al pubblico.

Per chi ha fretta

  • La foto risale al 2007 quando Angelina si era recata in un capo profughi nel Ciad.
  • Lo scatto venne diffuso sia dal fotografo che da diversi media, tra i quali Newsweek.
  • La storia del bambino venne resa pubblica già nel 2007 attraverso Angelina Jolie.
  • Il bambino era rimasto traumatizzato dopo un bombardamento ed era stato legato dalla madre per evitare che scappasse e si ferisse.
  • Il bambino veniva seguito da alcuni terapisti, aveva bisogno di aiuto.

Analisi

Ecco uno dei post che circola online:

Angelina Jolie

L’immagine in alto è ciò che ti mostrano i media mainstream.

L’immagine qui sotto è la foto reale.

I merdia fanno sempre così, mostrano solo una parte, mai tutto.

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@infonesh

Risulta evidente l’origine del testo, il canale complottista InfoNesh (ne parliamo qui e qui).

La foto originale circolava tramite i media

La foto risulta opera del fotografo svedese Per-Anders Pettersson e sarebbe stata scattata nel 2007 presso il campo profughi di Oure Cassoni, nel Ciad:

DARFUR REFUGEES
Angelina Jolie, the Oscar winning actress and UNHCR Goodwill Ambassador, holds a mentally disturbed boy, as he is tied with a rope in a camp in Oure Cassoni, Chad, 2007. Angelina Jolie met the 7 year-old boy while spending two days visiting Oure Cassoni, a refugee camp close to the Sudan border. Almost 27,000 refugees lives there and it was opened in 2004.

La foto faceva parte di una campagna umanitaria a favore dell’Africa, portata avanti proprio da Angelina in qualità di ambasciatrice dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. In Italia troviamo le foto su Cineblog in una pubblicazione del 2007:

La foto completa venne riportata da Newsweek in un’intervista del 2007, dove a pagina 3 Angelina racconta la storia del bambino spiegando il motivo della corda:

And the little boy?

The little boy was a normal 3-year-old [now 7] who disappeared for 48 hours after [his village was bombed]. I can only imagine what he saw. Sure he saw death. And when found, he was found in a state…
As a first reaction you want to remove [the rope]. But the mother, she has four other kids, she’s by herself. Therapists visit him, but if [he’s] left alone he will disappear or bang himself. I talked to him for like half an hour and just kind of looked at him for a long time before he touched me and there was a little boy in there who was open to a kind sound.… There’s a normal little kid right there, but he’s got a look of fear. He’s nervous to touch. And you can feel that need for safety.  The mother unfortunately can’t not go work for the other children and can’t sit with him all day long and hold him, which is probably what would do some good. But what he needs is probably some serious therapy. [There are] lots of children like him there. Lots of victims of war. [It’s a] whole other thing that you usually don’t get to address because they have to be so focused on the basic needs of survival. These are the many other casualties of the kind of war that is happening in Darfur.

Si parla della guerra del Darfur. Secondo quanto raccontato da Angelina, il bambino era scomparso per 48 ore dopo un bombardamento che aveva colpito il suo villaggio. Traumatizzato da quanto accaduto, veniva seguito da dei terapisti, ma tentava la fuga rischiando di farsi male (cosa che sarebbe accaduta). A legarlo fu la madre che, evidentemente in difficoltà, doveva tenere a bada a lui e ad altri quattro figli. Angelina, con quella foto, raccontava non solo le difficoltà delle famiglie di fronte alla guerra, ma anche al bisogno di cure e terapie adeguate per i minori vittime del conflitto.

Le conferme da parte di terzi

Non c’è solo la versione di Angelina Jolie e Newsweeek. Yolanda van den Broek, responsabile del team di SOS Children’s Villages International che aiutava i rifugiati del Darfur, racconta in un articolo del 2007 sul sito ufficiale la vicenda dei Jolie e del bambino che si chiama Mahamat. Nel racconto viene confermato il fatto che non parlava e che cercava di scappare e di ferirsi.

La storia venne verificata anche dai colleghi di Factcheck AAP nel 2020 ottenendo un commento dal portavoce dell’UNHCR per l’Africa occidentale e centrale, Romain Desclous: «Riteniamo che il post su Facebook con una fotografia della signora Jolie nel campo di Oure-Cassoni nel Ciad orientale sia fuorviante e che non ci siano mai stati tentativi di nascondere nulla di simile da parte dell’UNHCR né della signora Jolie, come sembra insinuare il post».

Ulteriore conferma che la foto fosse di dominio pubblico, così come la sua storia, i colleghi di Factcheck AAP ottennero un commento da un portavoce di Getty Images, confermando che la loro pubblicazione della versione completa dello scatto con la didascalia corretta e coerente con la storia del bambino.

La versione fuorviante sui vaccini

Nel 2018 circolava un’altra versione fuorviante dalla foto dove si sosteneva che il bambino avesse una sorta di “assenza indotta dai vaccini”.

La malattia Africana ” Nodding ” è in realtà crisi di ‘assenza’ indotta dai vacciniI Bambini Zombi in Africa per vaccini

Questo ragazzo africano abbracciato da Angelina Jolie ha l’autismo . E’ legato al palo per impedirgli di vagare e di essere mangiato dai leoni o cadere nel pozzo durante una crisi. Vagando è ciò che ai bambini con autismo può capitare. E quando il danno cerebrale è abbastanza grave, il bambino ha crisi epilettiche intense. La condizione è chiamata “Malattia Africana Nodding“, quando il bambino guarda assente per qualche minuto e la testa cade in avanti brevemente come se stesse annuendo addormentandosi. Questo nome viene dato per nascondere la vera condizione, che è di fatto un ‘assenza‘ , chiamato così perché la vittima sembra vuota e sembra essere assenti durante la crisi. Le convulsioni sono un sintomo di danno cerebrale.
Milioni di bambini in Uganda soffrono di questo. La causa ? Vaccini . Vaccini somministrati appositamente per bambibi di età compresa tra i 5 e 15 anni. I vaccini sono già di per sè tossici, ma sono più dannosi per i bambini africani perché sono malnutriti e i loro corpi non sono abbastanza forti per combattere i virus nell’ago.
I vaccini somministrati ai bambini africani sono ancora più tossici di quelli presenti in occidente, perché molti sono scaduti, non vengono memorizzati correttamente nel caldo africano in luoghi remoti senza elettricità, perché sono molti che sono stati richiamati in Occidente perché sono stati trovati a uccidere o mutilare più bambini rispetto al tasso usuale, o sono vaccini che nessuno voleva comprare, come il vaccino H1N1 altamente tossico. (La maggior parte dei bambini in Uganda, come quello di cui sopra, gli sono stati dati il vaccino H1N1.) Distruggere questi vaccini scaduti o invenduti significherebbe miliardi di perdite per le aziende farmaceutiche. Così che cosa fanno? Chiamano i loro azionisti , che sono anche i responsabili delle decisioni dell’OMS, e fanno comprare i vaccini da loro. Poi scaricano questi vaccini nei paesi poveri del terzo mondo come l’Africa e l’India con il pretesto della carità , dove le persone sono analfabeti e morti da vaccino non vengono mai riportati dai media perché non ci sono telecamere per le capanne di sterco di mucca ! I bambini che non muoiono immediatamente soffriranno per alcuni mesi o anni prima di morire per danni cerebrali.

Conclusioni

La foto e la vera storia di Angelina Jolie con il bambino legato a un palo in Africa non venne affatto nascosta dai media. A sostenere ciò sono alcuni profili social e canali Telegram che diffondono storie del tutto fuorvianti sulla vicenda.

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