Enrico Ruggeri: «La sinistra prima era omofoba, adesso non lo ricorda. Io? Andavo in giro con un pitone»

Il cantautore ricorda i suoi inizi e parla di politica: vorrei l’Italia fuori dalla Nato

Il cantautore Enrico Ruggeri dice che oggi gli artisti sono tutti uguali. Mentre lui andava in giro con un pitone per fare colpo. E ai suoi tempi la sinistra era omofoba. In un’intervista erilasciata al Corriere della Sera l’artista che ha vinto Sanremo due volte con Si può dare di più e Mistero racconta i suoi esordi: «Ho cominciato con gli Champagne Molotov. Il nome dichiarava l’intento: siamo incazzati ma abbiamo stile. Ricordo una volta in tram, avevo un album di David Bowie, venni fermato da alcuni “compagni” che mi chiesero: perché ascolti quel frocio qualunquista? In quegli anni la sinistra era omofoba, oggi non lo ricorda più nessuno, ma era così».


La dittatura dei comunisti

Ruggeri dice di venire da un mondo «nel quale c’era una dittatura, al liceo dominavano i comunisti, le Br erano i compagni che sbagliavano, stavo in una scuola dove assemblea e professori applaudirono l’uccisione di Calabresi, Gad Lerner e Pisapia erano i più equilibrati. Le menti libere tendono a essere refrattarie alle imposizioni e io da allora mi sono battuto contro quella dittatura, pur condividendo certe battaglie considerate di sinistra». Mentre lui nelle sue canzoni ha parlato di trans, profughi e carceri: «Mi sento al di sopra delle etichette. Decido di caso in caso. Ad esempio preferirei che l’Italia non fosse nella Nato. È una cosa di sinistra? Non so, ma io lo penso». Su Elly Schlein dice che credeva che potesse favorire Renzi e Calenda: «Secondo me la casalinga di Voghera non ha così a cuore i diritti Lgbt, mentre è interessata all’occupazione e alle pensioni. E il mio non è un giudizio di merito, ma strategico».


Il pitone e le donne

Ruggeri racconta che la musica «è stata la mia salvezza da quel mondo: avevo la mia micro-popolarità al liceo perché ero quello strano che suonava». E che andava in giro con un pitone per fare colpo: «Appartengo a una generazione in cui dovevi essere diverso per rimorchiare, mentre oggi gli adolescenti sono tutti uguali; io ogni cento metri vedo uno che scambio per mio figlio. Allora invece il pensiero era diverso: devo fare qualcosa che non fa nessuno. Il pitone lo aveva Alice Cooper, Alex di Arancia Meccanica. E poi funzionava». Infine, spiega perché ha scritto “Quello che le donne non dicono”, un successo di Fiorella Mannoia: «È nata dall’aver ascoltato centinaia di donne, anche per motivi abietti; quando cerchi di rimorchiare e lei si lamenta del marito mentre tu pensi: partiamo bene. L’uomo in fondo è come il politico in campagna elettorale: quando corteggia una donna le prospetta un futuro bellissimo, poi, ottenuto l’incarico, non è all’altezza».

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