L’attrice Jasmine Trinca contro Luca Barbareschi per le molestie e le denunce per farsi pubblicità: «Vergognoso»

«Alziamo questo velo: sono dichiarazioni gravissime»

L’attrice Jasmine Trinca all’attacco di Luca Barbareschi. Che aveva parlato di finte denunce per farsi pubblicità a proposito delle molestie alle attrici di cinema e teatro portate alla luce dall’Associazione Amleta. Trinca aveva detto qualche tempo fa che le molestie erano toccate anche a lei e che il #metoo era servito. Oggi in un’intervista a Repubblica risponde all’attore e regista proprio mentre scoppia una protesta davanti al teatro Eliseo. «Trovo vergognoso che degli uomini possano continuare a prendere parola per le donne. Quindi non direi stendiamo un velo pietoso, tutt’altro: alziamo questo velo. È gravissimo, sono dichiarazioni gravissime».


La parola delle donne

E ancora: «Barbareschi esprime la voce di persone che continuano a prendere parola per altre. Per me la parola di una donna è una parola intoccabile, una parola che prende il suo tempo, quale che sia questo tempo, e va rispettata. Di sicuro la voce di tante attrici e non solo, di donne che vengono abusate a vari livelli, perché l’abuso di potere non è solo quello sessuale, è una parola che va ascoltata e rispettata». Trinca aggiunge nel colloquio con Arianna Finos che la società in questi anni «è cambiata relativamente e probabilmente non per il movimento in Italia. La verità è che siamo stati guidati da un movimento internazionale fortissimo che viene soprattutto da altri Paesi. È stato importante che le donne potessero sentire una parola che risuona, l’idea di non sentirsi sole di fronte a una dichiarazione molto difficile. È un’assunzione di coscienza complicata che nessuno si può permettere di commentare».


Gli altri attori

Anche gli altri attori e le altre attrici non ci stanno. Ieri Cinzia Spanò aveva replicato che dire che le donne mentono sulle molestie fa parte della cultura dello stupro. «Penso che Amleta abbia fatto un lavoro fondamentale. Queste denunce sono segno di una traccia, una testimonianza importante che però non va di pari passo con un cambiamento di mentalità altrettanto deciso. C’è ancora da fare», dice Roberto Andò. Per Mario Martone «è stato passato un guado, esiste un prima e un dopo. C’è un prima in cui, probabilmente, alcuni elementi della cultura patriarcale potevano ancora giustificare delle cose, ma oggi siamo al di là di questo. Un provino è un provino, che ci sia un uomo, una donna; nessuno deve abusare di un potere».

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