Diritti tv, approvato il «bando matrioska»: come funziona e quanto costano gli 8 pacchetti all’asta

Presidenti e dirigenti dei club di Serie A lo hanno votato all’unanimità: base di partenza 1,2 miliardi di euro, tra le opzioni previste anche le partite in chiaro

Un bando «matrioska», con otto diverse configurazioni all’interno e una base d’asta di 1,2 miliardi di euro: è l’accordo raggiunto tra presidenti e dirigenti dei club che lo hanno approvato all’unanimità nell’assemblea del 16 maggio svoltasi nella sede di via Rosellini a Milano. «È una giornata epocale per la storia della commercializzazione dei diritti tv», ha sottolineato il presidente Lorenzo Casini. Nella riunione di oggi è stata anche approvata anche una modifica allo statuto sull’archivio corrente, che per i prossimi cinque anni verrà inserito nella commercializzazione in via centralizzata e viene  previsto un criterio di riparto che tiene conto della storia delle squadre. Tra le varie configurazioni previste nel nuovo bando, anche la possibilità di trasmettere in chiaro una o più partite, un altro tabù abbattuto, secondo l’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo.


I pacchetti tv

Il nuovo bando approvato dalla Lega è definito matrioska perché composto da 8 pacchetti, 8 diverse configurazioni possibili. Il prezzo base per l’asta è di 1,2 miliardi di euro per l’offerta sui tre anni, che sale del 10% nel caso di vendita a quattro anni e di un ulteriore 10 per cento nel caso di vendita a cinque anni. Come si diceva, sono 8 le possibili opzioni, dalla condivisione di 10 gare – cinque in esclusiva a un’emittente e cinque a una seconda – all’opzione di 9 partite suddivise tra due emittenti e la decima gara che può andare in onda anche in chiaro su una terza emittente. C’è poi l’ipotesi di tre giornate interamente vendute a una emittente, e le altre 35 suddivise tra altri due operatori. Tra gli altri pacchetti a disposizione, l’opzione 7+3, 8+2 e 9+1 – divisi tra due broadcaster. Rimane anche l’opzione del canale di Lega, se dovesse andare a vuoto l’asta dei diritti tv. L’ipotesi sarebbe quella di una manifestazione vincolante per un periodo di 10 anni a un soggetto finanziario che come distributore del canale può offrire un minimo garantito e presentarsi a sua volta sul mercato.


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