Francia, la rivelazione dell’ex partigiano 79 anni dopo: «Fucilammo qui 47 tedeschi». E le autorità ordinano di scavare nella foresta

Edmond Réveil, ex combattente della Resistenza francese di 98 anni, ha rotto il silenzio: «Il mondo deve sapere, è una verità storica»

È rimasto in silenzio per quasi 80 anni, fino a quando – a un certo punto – ha sentito l’esigenza di parlare. Le autorità francesi e tedesche si stanno preparando a scavare per trovare una fossa comune in una foresta della Corrèze, nel cuore della Francia. A far scattare l’operazione è stata la testimonianza di Edmond Réveil, un ex combattente della resistenza francese oggi di 98 anni, che ha svelato un episodio rimasto sommerso negli anni dell’occupazione nazista del Paese: la fucilazione sommaria di 47 prigionieri tedeschi avvenuta il 12 giugno 1944. Non si tratta in realtà della prima volta che l’uomo svela questa vicenda. Già nel 2019, durante una riunione tra ex veterani, Réveil aveva menzionato di aver assistito con i propri occhi all’esecuzione dei soldati tedeschi e di una donna francese, accusata di collaborare con la Gestapo. Al tempo, però, la storia non era stata intercettata dei media. Questa volta le cose sono andate diversamente: le parole di Réveil hanno avuto un’enorme eco mediatica, al punto da convincere le autorità di Francia e Germania a cercare la fossa comuna descritta dall’uomo. L’area interessata è una foresta vicina al villaggio di Meymac, dove si dovrebbe iniziare a scavare nei prossimi mesi.


Fino a qualche anno fa, Réveil aveva sempre preferito nascondere cosa accadde quel lontano 12 giugno 1944. «Doveva rimanere un segreto: era sbagliato uccidere i prigionieri», ha raccontato il 98enne alla radio locale France Bleu. Ma a un certo punto, forse spinto dai sensi di colpa, l’uomo ha cambiato idea: «Il mondo deve sapere ciò che è accaduto. È una verità storica». Già nel 1967, le autorità avevano trovato 11 corpi sepolti sotto terra nell’area descritta da Réveil. Ora le parole dell’ex combattente della resistenza costringono le autorità francesi a fare un nuovo sopralluogo, nel tentativo di riesumare i cadaveri delle altre presunte 36 vittime. «La Francia ha l’obbligo di restituire quei corpi, come stabilito dalla Convenzione di Ginevra e dall’accordo franco-tedesco del 1966», ha precisato Xavier Kompa, presidente dell’ufficio dei veterani di Corrèze all’Afp.


Stando al racconto di Rèveil, i soldati tedeschi e la donna francese erano stati catturati a Tulle nel giugno del ’44. Pochi giorni dopo, i 47 uomini sono stati portati nella foresta e costretti a scavare la propria tomba. A quel punto, sono stati tutti uccisi e sepolti. Réveil ha raccontato di non aver preso parte all’esecuzione di massa, ma di essersi limitato a guardare: «Lo vedevamo come un occhio per occhio, dente per dente», ha spiegato l’uomo. Soltanto qualche giorno prima, una divisione delle SS naziste aveva impiccato 99 uomini a Tulle e ne aveva deportati altri 149 nei campi di sterminio.

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