Il Divino Otelma si racconta e prevede: «Volevo fare il giornalista. Meloni? Ci piace, al governo durerà se…»

Le “previsioni” del “mago”: deve reggere l’alleanza con Salvini, il centrodestra imploderà

Amleto Marco Belelli, alias il Divino Otelma (Genova, 1949) si racconta oggi in un’intervista all’edizione genovese di Repubblica. E ricorda la sua città della giovinezza: «C’erano prostitute, però casarecce ed educate, accoglienti: non certi trans che vedi in giro oggi. E i genovesi litigavano con la gente del sud: mica l’invasione straniera». Oltre ai suoi inizi come giornalista: «Studiavo al liceo classico Colombo. Sempre stato anticomunista, vero. Ma non mi sono mai iscritto al Msi: ero per il pluralismo delle idee. Avevo fondato il ‘Columbus’, il giornale della scuola che vendevamo per poche lire. Erano i tempi del Vietnam, ho titolato: ‘Alla pace comunista preferiamo la guerra, alla pace senza libertà la guerra per la libertà’. Anche la nostra Resistenza la pensava così, o no?», dice a Massimo Calandri.


L’intervento di Montanelli

Il divino Otelma racconta anche un tentativo di autocensura: «Mi sono inventato una lettera con 30 firme false per protestare contro la mia stessa pubblicazione: l’ho fatta arrivare alla redazione dell’Unità, che la messa in pagina senza verificare. Il senatore Giuseppe D’Alema (il padre di Massimo) ha fatto un’interpellanza in Parlamento, è scoppiato un putiferio e noi abbiamo fatto una ristampa. Un successone». Dice che qualcuno l’ha fermato quando voleva iniziare la carriera: «Ho scritto a Indro Montanelli, stravedevo per lui. Mi ha detto di lasciar perdere perché non si guadagnava un centesimo. Nel frattempo mi ero laureato in Scienze Politiche, ho vinto una borsa di studio, sognavo una carriera da ambasciatore. Ero passato alla Democrazia Cristiana, presidente della sezione giovanile di piazza della Meridiana: consigliere per Pré-Molo-Maddalena, avevo chiesto di togliere il finanziamento pubblico ai partiti e il professor Lucifredi era d’accordo con me. Non mi hanno rieletto».


La cartomante

Poi è arrivata la magia: «Già da bambino avevo il dono, la gente faceva la coda davanti alla casa dei miei genitori: mi bastava un tocco con la mano, per guarire o far star meglio le persone. A 5-6 anni sono rimasto folgorato dal Mago d’Olanda, un famoso taumaturgo. Poi ho conosciuto Tommaso Palamidessi, astrologo ed esoterista: mi ha detto che ero destinato a qualcosa di diverso. Un giorno, ho incontrato Ninotchka». Ovvero una cartomante che lo invitò a fare le carte insieme a lei durante una trasmissione radiofonica: «Fu un successo incredibile». E da allora «non abbiamo mai sbagliato una previsione», sostiene, riferendosi a sé stesso con il plurale come sua abitudine.

La Meloni

«Abbiamo predetto la vittoria dell’Ulivo nel corso di un rito magico con Prodi, Bertinotti, Veltroni. E la sconfitta del Duce Puffo al referendum per la riforma costituzionale: la carriera politica del Duce Puffo (parla di Renzi) era destinata al fallimento. Infatti: dal 40 all’1,5%. Abbiamo naturalmente anticipato la vittoria di Meloni e il centro destra, con Letta che si sarebbe messo da parte». La premier gli piace: «Ci ha citato in un comizio a Palermo. Ci è molto simpatica. Noi pensiamo che il suo governo potrà durare a lungo, a una condizione precisa: non si deve slegare da Salvini ma procedere sinergicamente con lui, se si rompesse l’alleanza sarebbe un disastro. Non accadrà quest’anno, neppure il prossimo. Il quadro politico potrà muoversi successivamente – e Forza Italia imploderà, con tanti pezzettini dappertutto – quando Berlusconi non sarà più tra noi».