Acqua stagnante e caldo, i timori per l’invasione di zanzare nelle zone alluvionate in Emilia-Romagna. A Conselice in 500 barricati in casa sfidano i divieti

In molte zone colpite dalle alluvioni si alza un forte odore di fogna: «Per il momento nessuna proliferazione di insetti, ma valuteremo come intervenire»

Nelle province dell’Emilia-Romagna colpite dalle alluvioni il lavoro per tornare alla normalità continua senza sosta. Tra i problemi che gli abitanti della zona si trovano ad affrontare ce n’è uno a cui finora in pochi avevano pensato: le zanzare. Nei paesi che hanno visto intere strade sommerse dalla pioggia, ora l’acqua ha iniziato a ristagnare. Il risultato: dai canali sale un forte odore di fogna, dovuto probabilmente al carico di acque sporche, carcasse di animali, piante e via dicendo. In passato, ricorda Il Messaggero, le aree del Delta del Po sono state il luogo di incubazione di microorganismi a cui le zanzare tigri fanno da vettori, per esempio il virus zika. E il rischio è che ora le acque reflue e stagnanti ricreino le condizioni ideali per la diffusione di malattie. «Per il momento non c’è una proliferazione di insetti – fa sapere l’Ausl Romagna al quotidiano romano -, ma come ogni anno a breve valuteremo il piano di prevenzione da attuare. Siamo pronti a rafforzarlo».


Il vademecum della Ausl contro le infezioni

Tra gli abitanti delle zone del Delta del Po è scattata la caccia ai repellenti. Ma la speranza dei cittadini è che venga messa in atto un’opera di disinfestazione vera e propria, in forma rafforzata rispetto agli scorsi anni. E a proposito di rischi sanitari post-alluvione, continua la corsa alle vaccinazioni contro il tetano. Ieri mattina altre 280 persone sono state vaccinate a Sant’agata sul Santerno e a Conselice, due dei comuni più colpiti. È prevista poi l’apertura di nuove strutture vaccinali a Ravenna, Lugo e Faenza. Visti i timori della popolazione – e l’aumento repentino delle temperature nei giorni scorsi – il servizio di igiene pubblica della Ausl ha diramato una piccola guida di «buone pratiche» per prevenire possibili infezioni. Si va dal consiglio di indossare guanti e stivali nelle zone ancora allagate alla protezione di ferite e lesioni. Infine, si raccomanda soltanto di bere acqua potabile e sicura.


La zona rossa di Conselice

Va detto però che non tutti sembrano preoccupati dall’acqua stagnante e maleodorante. A Conselice, in provincia di Ravenna, ci sono ancora 500 persone che – nonostante l’ordinanza di evacuazione – hanno deciso di rimanere, incoraggiati dai livelli più bassi dell’acqua. L’ordinanza – racconta oggi il Corriere – istituisce di fatto una zona rossa a cui solo Vigili del fuoco e Protezione civile potrebbero accedere. Eppure, il via vai è continuo. «Dove dovrei andare? Qui ho tutta la mia vita – si giustifica Stefano Morando, residente di Conselice -. Non lascio tutto incustodito, possono fare tutte le ordinanze che vogliono». Anche gli appelli dei medici di famiglia sono rimasti inascoltati: la loro lettera in cui si raccomanda di lasciare le proprie abitazioni e «pensare in primo luogo alla salute» è stata in buona parte ignorata. Dei circa 1.500 abitanti del comune, un terzo ha deciso di rimanere a casa e ignorare le indicazioni delle autorità.

Credits foto: ANSA/Emanuele Valeri | Una veduta aerea di Selva Malvezzi (BO) nei pressi del Ponte della Motta, crollato a causa dell’alluvione (26 maggio 2023)

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