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Claudio Lippi vuole «meno gay e gaie in tv»: «Fazio e Annunziata? Solo propaganda». E la Rai esclude collaborazioni con lui

09 Giugno 2023 - 07:42 Redazione
claudio lippi camera 1
claudio lippi camera 1
Il conduttore ospite di Fratelli d'Italia a Montecitorio. A viale Mazzini non piacciono le parole su Coletta

Claudio Lippi vuole «meno gay e gaie in tv». Che in questi anni hanno lavorato «solo per il fatto di esserlo». Il conduttore, 78 anni, ieri era alla Camera insieme ad alcuni deputati di Fratelli d’Italia. Antonio Bravetti de La Stampa lo ha intervistato. E Lippi, che è candidato al ritorno in Rai proprio sulla scia del sovranismo, se l’è presa un po’ con tutti. Anche con Fabio Fazio e Lucia Annunziata. Che accusa di aver fatto propaganda in questi anni. In mattinata, sempre alla buvette di Montecitorio, si era invece presentato Massimo Boldi. Accolto al grido di «Cipollino», come negli anni Ottanta. Lippi invece dice che sta lavorando a due programmi. Mentre la Camera gli è piaciuta: «È la prima volta che vengo qui. È meraviglioso». Proprio per queste dichiarazioni la Rai in una nota fa sapere che esclude collaborazioni con lui.

Salvini e Meloni

Il conduttore rivela che cinque anni fa Matteo Salvini e Giorgia Meloni gli hanno chiesto una mano: «Volevano avere un parere, uno sguardo esterno sulla Rai, da chi la tv la conosce». Lui ha risposto «che ci vuole il sorriso. La Rai deve entrare nelle case degli italiani dicendo ‘buonasera’. Con leggerezza e intelligenza, non con la propaganda». Si riferisce «a Fazio e Littizzetto, non ho problemi a far nomi. Se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450 mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200 mila di pubblicità? Ma dai …». Secondo Lippi «Fazio è stato un farabutto: lui e la sua sorellina avevano già pronto un contratto milionario con Discovery. Ma sa che c’è? Basta pigiare il nove sul telecomando per vederli ancora, qual è il problema?».

Fazio e Annunziata

Lippi ne ha anche per Annunziata: «Propaganda, “kultura” con la k. Ora basta. L’ha vista l’intervista alla ministra Roccella? Cattiva, aggressiva. Non è Rai quella». Dice di seguire la politica: «Giorgia la conosco. È così generosa: ha rinunciato prima alla sua gioventù e ora alla famiglia per fare quello in cui crede. Anche il compagno è una brava persona». La Rai dovrebbe avere la sua immagine: «Serve un linguaggio popolare. Giorgia è una “popolana di Garbatella”. Ha vinto le elezioni parlando agli italiani e alle italiane. Serve quel linguaggio lì». Sulle opposizioni ha le idee ancora più chiare: «Quali opposizioni? Litigano tutte. Il Pd prende ancora il 20%, incredibile. Ma chi li vota? Boh. Calenda si mette nelle mani di Renzi. Sembrano il gatto e la volpe. Poi, sinceramente, Calenda può fare politica? Al massimo può fare l’opinionista al bar».

Condominio Italia

Poi svela i suoi piani per il futuro: «Un programma, in prima serata su Rai1, lo vorrei chiamare “Condominio Italia”. Parliamo di cause condominiali: quanto tempo, denaro e bile costano. Forse è meglio risolverle con un aperitivo fra condomini, no?». Oppure: «L’altro è “Ieri, oggi”, un vecchio format che parla di televisione, con spezzoni d’archivio». Lui vorrebbe riportare il talento in Rai: «Certo, finora non è andata così. Casalino, per esempio, si crede un grande ufficio stampa?». Invece «Stefano Coletta, il direttore che per fortuna non c’è più, ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo. Tanti e tante che non avevano alcuna competenza, la Rai usata per fare coming out. Ma le pare? Allora anche noi etero dovremmo fare coming out, no? Vabbè, basta adesso, o dirà che sto delirando …».

La nota

Nella mattinata di oggi, 9 giugno, una nota della Rai esclude programmi tv in collaborazione con Lippi. Sotto la lente di viale Mazzini proprio le dichiarazioni su Coletta: «Alcune affermazioni di Claudio Lippi riportate dagli organi di informazione sono lesive della reputazione della Rai e dei propri dirigenti. Pertanto è da escludere qualsiasi tipo di collaborazione con il conduttore».

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