Il Gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin non poteva affrontare in un conflitto armato l’esercito russo. Né sarebbe riuscito ad entrare a Mosca senza un ulteriore sostegno. Quindi la marcia sulla capitale della Russia di sabato scorso è stato un bluff. Mentre il “cuoco di Putin” era stato messo all’angolo da un decreto per arruolare i mercenari nelle forze regolari della Russia. La sottomissione alla leadership di Shoigu e Gerasimov ha scatenato Prigozhin. Che però ora rischia una condanna a morte. Pensava di incassare il sostegno degli oligarchi e dell’esercito, ma dopo il dietrofront cercherà di farsi perdonare preparando un attacco al nord dell’Ucraina. Mentre dopo il colpo di stato tentato proprio i vertici militari rischiano una sostituzione.
L’analisi dell’Isw
A raccontare il bluff della Wagner oggi è l’Istituto per gli studi sulla guerra. Secondo fonti russe, scrive il centro studi statunitense, la prima colonna del Gruppo Wagner che ha iniziato a muoversi verso Mosca era composta da 350 pezzi di equipaggiamento. Tra cui nove carri armati, quattro veicoli da combattimento Tiger, un sistema di lanciarazzi multipli Grad e un obice. Sempre secondo fonti russe, le altre tre colonne della Wagner che si muovevano verso Mosca avevano rispettivamente 375, 100 e 212 pezzi di equipaggiamento, la maggior parte dei quali erano camion non blindati, auto e autobus. Il think tank commenta di non poter confermare l’esatta composizione delle colonne della Wagner. Tuttavia, sottolinea, le notizie attuali suggeriscono che le forze di Prigozhin avrebbero avuto difficoltà ad occupare completamente Mosca o a condurre ingaggi prolungati con elementi delle Forze armate russe. Prigozhin, conclude il rapporto, potrebbe essere diventato più disponibile a trattare con Lukashenko quando le sue forze si avvicinavano a Mosca ed ha capito che il tempo stava per scadere per raccogliere il sostegno militare necessario per un potenziale conflitto armato con l’esercito russo.
La condanna a morte
Forse Prigozhin si aspettava anche un aiuto dall’esterno. Di certo gli Stati Uniti, a conoscenza delle sue intenzioni, non hanno mosso un dito. La prima riunione dei vertici Usa sulle possibile mosse di Prigozhin contro Putin si sarebbe svolta mercoledì 22 giugno, quasi due giorni prima dell’invito alla rivolta armata lanciato dal leader del gruppo Wagner. Pasquale Terracciano, ambasciatore italiano a Mosca per quattro anni, dice oggi a Il Messaggero che l’obiettivo minimo del capo della Wagner era mantenere il potere che si era costruito in questi anni. Cosa farà ora? Anche se tenterà di lavarsi la reputazione con l’Ucraina, il suo destino appare segnato. «Putin, che non reagirà subito, vorrà saldare il conto. Prigozhin potrebbe cadere da un quinto piano o mangiare del cibo avariato. Una volta il portavoce Peskov mi disse che stavano pensando a come sostituirlo».
Cosa voleva Prigozhin e cosa farà ora
Per Prigozhin la prospettiva di rimanere senza il controllo dei suoi mercenari era da fermare. Ma non risulta che siano arrivate promesse in questo senso prima del suo dietrofront. Ora, è il ragionamento dell’ambasciatore, potrà servire ancora con i suoi mercenari in Africa e in Siria. Ma il suo destino è segnato. Così come quello di Shoigu: «Ma Putin deve procedere con prudenza. Shoigu è uno dei siloviki. Decapitarlo potrebbe essere destabilizzante». Anna Zafesova su La Stampa invece punta il dito sul “tesoretto” da 44 milioni di euro in contanti trovato negli uffici della Wagner a San Pietroburgo. Dalle parole dello stesso Prigozhin si capisce che sono i soldi “guadagnati” nelle attività dei mercenari in Africa, nel Donbass, in Siria. È un segnale: il capo della Wagner ha le prove di tutte le operazioni del Cremlino.
Gli affari andati male
E quindi, spiega Zafesova, a scatenare il tentativo di golpe sarebbe stato anche il risentimento per una serie di affari andati male. E quando le autorità di San Pietroburgo hanno vietato alla figlia di Prigozhin un terreno che lei desiderava è nata la rivolta. Secondo altre fonti il capo della Wagner si sarebbe mosso con la notizia dell’esaurimento di alcuni finanziamenti dal ministero della Difesa. Pochi giorni prima lui stesso aveva parlato della fine del contratto della Konkord per la fornitura di pasti ai militari. Lo scontro quindi sarebbe una contesa sugli appalti. Poi degenerata in guerra civile o golpe.
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