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Milano, assolto Paolo Mieli: il suo editoriale su Piercamillo Davigo non era diffamatorio

28 Giugno 2023 - 16:56 Redazione
Secondo il giudice, l'editorialista del Corriere si è limitato a esercitare il proprio diritto di critica

Nessuna diffamazione, semmai un semplice esercizio del diritto di critica. Il Tribunale di Milano ha assolto Paolo Mieli, querelato per diffamazione dall’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo in seguito a un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera il 5 giugno 2020 e intitolato Le correnti dei magistrati e la giustizia rimossa. Il giornalista – ed ex direttore del giornale di via Solferino – è stato assolto con la formula «perché il fatto non costituisce reato». Il giudice monocratico della terza sezione penale del Tribunale di Milano, Luigi Varanelli, ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata dal pm Paolo Filippini. Il motivo? Mieli «non ha fatto altro che proporre», a proposito del tema delle «difficoltà della giustizia», una lettura «di secondo livello introducendo una critica che è l’essenza del fare il giornalista», oltre che un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Davigo, tramite il suo legale Francesco Borasi, aveva chiesto invece un risarcimento danni di 15mila euro.

L’articolo per cui Mieli e Davigo si sono ritrovati in un’aula di tribunale è scaturito dopo un’intervista di Luca Palamara, ex membro del Csm, alla trasmissione Non è l’arena del 31 maggio 2020. Nel suo editoriale pubblicato sul Corriere, Mieli scrive che Palamara, rispondendo a una domanda, «ha lasciato intendere» di aver preso parte alla designazione di alcuni procuratori della Repubblica, «talvolta d’accordo con l’uomo di maggior rilievo (per prestigio, notorietà e forza acquisita) nella magistratura italiana». In altre parole, con Piercamillo Davigo. O, precisa Mieli, «quantomeno con qualcuno della sua corrente». Per l’ex pm di Mani Pulite si tratta della seconda sconfitta in tribunale nel giro di una settimana. Lo scorso 20 giugno, Davigo è stato condannato a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d’ufficio sui verbali della Loggia Ungheria.

Credits foto: ANSA/Maurizio Brambatti

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