La straordinaria storia di Wojtek, l’orso che liberò l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale

Storia di un animale che, con il Secondo corpo d’Armata polacco segnò la storia da Cassino a Bologna

C’è stato un tempo in cui uomini e orsi stavano dalla stessa parte. O meglio sullo stesso fronte. La caccia non si faceva per eliminare un capo ritenuto pericoloso, ma per combattere insieme un soldato nemico. O per liberare una città. Già, perché il 21 aprile del 1945 alla Liberazione di Bologna, per esempio, partecipò anche un orso. E non un orso qualsiasi ma un animale da medaglia, ufficialmente arruolato nel secondo Corpo d’Armata polacco del generale Wladyslaw Anders. Stiamo parlando di Wojtek, un esemplare che ha cambiato le sorti del nostro paese e che compare, con tanto di statue celebrative, in vari punti d’Italia: da Venafro a Cassino e Imola. La sua storia è quasi una leggenda, tremendamente reale, rimasta nascosta per tanti anni e riemersa solo dopo la fine del dominio sovietico in Polonia.


La storia di Wojtek dalla Persia a Cassino

Per parlare dell’orso Wojtek occorre capire chi erano i suoi compagni di squadra. Giugno 1941, scatta l’operazione Barbarossa. Hitler rompe l’alleanza con Stalin e attacca l’Unione Sovietica. Gli equilibri cambiano. Stalin capisce che deve stare dalla parte degli Alleati così nell’agosto del 1941 nasce il patto polacco-sovietico firmato dall’allora governo polacco in esilio a Londra, con a capo il generale Władysław Sikorski. In pratica nasce una Armata Polacca nell’URSS, con il benestare degli inglesi, quando ancora la Polonia non era di fatto uno stato libero, perché spartita tra russi e nazisti dopo l’invasione del 1939. Un esercito composto dai cittadini polacchi, che dopo la spartizione del loro paese, si erano trovati a sopravvivere nei gulag sovietici. Giusto per dipingere la particolarità di questo corpo d’armata basta ricordare che all’interno, oltre ad esserci prigionieri dei campi russi figureranno arruolate anche delle donne.


Queste ultime, come poi ricorderanno le cronache della Seconda Guerra Mondiale, non facevano solo le infermiere o le cuoche ma bensì venivano impiegate come autiste e addette alla riparazione dei mezzi. A capo di questo esercito fu designato Wladyslaw Anders. Fu lui che, d’accordo con gli inglesi, spostò soldati e civili esuli polacchi nell’odierno Iran, nei campi a Teheran e Esfahan. In pratica una marea di esuli polacchi si ritrova in un paese medio orientale, lontano, se si può dire, dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Ma non è una gita di piacere. I soldati polacchi servono agli Alleati, specialmente in vista delle incursioni previste nel bacino del mar Mediterraneo. Arriviamo a marzo del 1943, mentre l’armata viene addestrata nel nord dell’Iraq, nella zona di Kirkuk, sui monti Zagros che separano Iran e Iraq, due soldati polacchi, Piotr Prendysz e Wladislaw Sosnowki, fanno un incontro particolare. Conoscono un ragazzo curdo che aveva con sé un cucciolo d’orso.

Poche settimane di vita, un po’ malconcio, la mamma probabilmente morta per mano dei cacciatori. I soldati si impietosiscono, barattano il cucciolo d’orso con un po’ di cibo e un coltellino svizzero e portano l’animale nell’accampamento. Inizialmente se ne prende cura Irena Bokiewicz, che dà il nome di Wojtek all’orsetto. La leggenda afferma che la ragazzina nutrì il cucciolo con una bottiglia di vodka piena di latte. Wojtek cresce diventando la mascotte di tutti. Se ne prendono cura anche i soldati, che gli insegnano un po’ di lotta e il saluto militare.

L’animale impara le movenze umane, è simpatico, in tante foto viene immortalato mentre beve birra o mastica sigarette. Arriva però la prima difficoltà. L’unità di Wojtek deve finalmente mettersi alla prova. Deve unirsi all’8ª Armata britannica nella campagna d’Italia. L’orso deve salpare ma non può esser ammesso a bordo – in base alle regole di ingaggio britanniche – come un animale. Fu così che venne ufficialmente arruolato nell’Esercito polacco come soldato semplice ed elencato tra i soldati della 22ª Compagnia rifornimenti di artiglieria del Secondo Corpo Polacco. Un favore che Wojtek restituirà ai suoi compagni di viaggio. L’animale, oramai alto due metri e con una stazza oltre i 250 kili, si rivela molto utile perché oltre a tenere alto il morale delle truppe diventa fondamentale nella battaglia di Montecassino.

L’orso, grazie anche a un continuo sistema di ricompense, aiutò a trasportare le casse di munizioni, diventando prezioso per il Corpo polacco che si unì nella primavera del 44′ al 13° Corpo britannico, alla Divisione USA e al C. E. F. francese. L’animale fu promosso a caporale. La ventiduesima Compagnia, per celebrarlo, adottò un nuovo stemma: un orso con proiettile che verrà poi dipinto sui veicoli di rifornimento. I Polacchi, con Wojtek, continuano la loro opera di liberazione fianco a fianco con gli Alleati. Entrano a Predappio con l’8 brigata Garibaldi (28 ottobre 1944), Forlì (9 novembre), Brisighella (4 dicembre) e infine Faenza (16 dicembre). Anders integra i suoi con altri 30.000 uomini provenienti dai campi di prigionia nazisti liberati in quei mesi, formando così una terza brigata di Fanteria.

Il 10 aprile i polacchi del 2° Corpo respingono i tedeschi sul Senio, poi liberano Imola. Le imprese di Wojtek vengono ricordate fino alla presa di Bologna, nell’aprile 1945. L’anno è quello che sancisce la fine della seconda guerra mondiale. Finito il conflitto Wojtek dovrebbe tornare a casa, già ma quale? Molti suoi compagni polacchi della 22a compagnia non volevano saperne di tornare in Polonia, oramai sotto l’influenza russa. Molti di loro, memori di esser comunque un corpo militare che deve molto agli inglesi, preferiscono trasferirsi in Scozia. Così il 15 novembre 1947 il reparto viene smobilitato e l’orso-soldato trasloca allo zoo di Edimburgo. Ci morirà, nel 2 dicembre 1963, alla veneranda età di 21 anni.

(in copertina un soldato polacco con Wojtek in Iran, 1942)

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