Francia, altra notte di tensione: 486 arresti, un terzo è minorenne

Per fronteggiare le violenze che sono esplose in numerose città, gli agenti schierati sono stati 45mila. 79, tra poliziotti e gendarmi, sono rimasti feriti negli scontri

La quarta notte di disordini scatenate dall’uccisione del 17enne Nahel da parte di un poliziotto a Nanterre, secondo il ministro degli interni francese Gérald Darmanin, è stata «più tranquilla». Eppure gli arresti effettuati nella notte sono stati 486, 194 solo a Parigi. E le proteste sembrano animate dai giovanissimi: un terzo dei fermati non ha raggiunto la maggiore età. Per fronteggiare le violenze che sono esplose in numerose città, gli agenti schierati sono stati 45mila. A loro, la premier Elisabeth Borne aveva assicurato «il suo pieno sostegno e quello del governo». 79, tra poliziotti e gendarmi, sono rimasti feriti negli scontri.


Il bilancio

Ma i numeri che fanno più impressione sono quelli relativi al bilancio dei danni, come ricostruisce il Corriere della Sera: 1.350 automobili bruciate, 266 edifici bruciati o danneggiati, inclusi 26 municipi e 24 istituti scolastici, 2.560 falò appiccati sulla pubblica via. Sono stati presi di mira 31 commissariati, 16 sedi di polizia municipale e 11 gendarmerie. Numeri non proprio rasserenanti, che hanno portato Emmanuel Macron ad annullare e rinviare la visita di Stato programmata in Germania, mentre sono stati cancellati d’autorità i concerti e gli eventi che avrebbero previsto una larga partecipazione di pubblico. Scattato anche il coprifuoco in diverse città tra le dieci di sera e le sei del mattino (anche se in molti casi è valido solo per i minorenni). L’allerta è più alta in alcuni centri piuttosto che in altri: come a Marsiglia, dove le forze dell’ordine continuano a essere in difficoltà nonostante i rinforzi inviati sul posto, e la biblioteca comunale Alcazar è stata salvata per il rotto della cuffia dai piromani. Tra gli esponenti politici dei diversi schieramenti, la tensione si registra sia a destra che ha sinistra. Se da un lato il leader della gauche, Jean-Luc Mélenchon, sostiene che «l’escalation della sicurezza porterà al disastro» e che «bisogna ascoltare il popolo», gli schieramenti politici di destra persistono nel richiedere la proclamazione dello stato di emergenza.


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