Incendio alla Rsa di Milano: quell’allarme e il ritardo di dieci minuti. «Anziani lasciati soli a fumare»

Cosa è successo la sera in cui è divampato il rogo. E cosa continuerebbe a succedere nelle strutture gestite dalla stessa cooperativa

Quasi dieci minuti. Questo il ritardo nell’allarme dell’incendio nella Rsa che ha ucciso sei persone e provocato diversi feriti. A parlarne è oggi il Corriere della Sera. Ne sono trascorsi troppi dalla disperata chiamata arrivata dalla stanza 605 alla reception fino alla prima richiesta d’aiuto al 112. Nadia Rossi, 69 anni, una delle due donne morte carbonizzate, urla al telefono: «Al fuoco! Al fuoco!». La chiamata alla custode è arrivata «verso l’una». La prima telefonata ai vigili del fuoco è dell’1.18. All’1.26 arrivano in via dei Cinquecento i primi mezzi dei pompieri. Ma oramai c’è poco da fare. Moriranno le due donne della 605 e quattro degenti rimasti intossicati. Ed è proprio sul ritardo nell’allarme che si muove l’inchiesta dei pm Tiziana Siciliano e Maura Ripamonti che nelle prossime ore potrebbe portare ai primi indagati tra personale, tecnici comunali e responsabili della «Proges» che gestisce la Rsa comunale da 14 anni. Sotto al corpo di una delle vittime della 605 è stato trovato, carbonizzato, un pacchetto di sigarette. Non ci sono dubbi sul fatto che tutto sia partito da una sigaretta fumata in stanza. Ed è proprio sulle sigarette che una parente di uno degli ospiti in una struttura gestita dalla stessa cooperativa lancia l’allarme.


La denuncia da una parente degli ospiti nelle Rsa: «Anziani lasciati incustoditi»

Isabella parla con il Corriere mentre si trova all’ingresso della Rsa Virgilio Ferrari, di via dei Panigarola 14 a Milano, dove il suo papà è ospitato. Duecento metri la separano dall’altra residenza andata a fuoco. La società che gestisce le due strutture è la stessa. Proprio mentre parla con il giornalista vede consegnare a un signore alla reception un po’ di sigaretta. Esclama: «Voi siete matti a dare sigarette a persone così fragili». «Non sono stupita di quanto è successo – prosegue Isabella -. Per me era scontato sarebbe successo. Ho sempre detto che si sarebbe saltati in aria. Non sto dicendo che non dovessero essere date ma che dovessero essere più controllati, sì. Perlomeno che non lasciassero anziani incustoditi a fumare».


I campanelli non funzionavano?

«Avevo notato che i campanelli nelle camere degli ospiti non funzionavano, quelli che servono quando gli anziani hanno bisogno di assistenza». A rivelarlo è una dipendente della Rsa che si è presentata questa mattina, 10 luglio, per recuperare i suoi oggetti dopo il rogo. C’è da sottolineare, però, che quel giorno lei non era presente durante l’accaduto: «Io lavoro qui ma sono in malattia da più di un mese, sono venuta a prendere le mie cose dopo l’incendio», ha precisato. La dipendente ha aggiunto che sapeva dei problemi dell’antincendio: «Ho sentito un giorno un addetto dell’antincendio che è venuto a fare la guardia perché non funzionava l’impianto, quindi lo sapevo.

La situazione degli altri ricoverati dopo il rogo

È ancora intubato e lo sarà anche nei prossimo giorni il 62enne ricoverato in terapia intensiva al Policlinico di Milano che è l’intossicato più grave dell’incendio scoppiato nella notte di venerdì. Ha invece lasciato la terapia intensiva e si trova ora in un reparto ordinario la donna di ottant’anni che era arrivata sempre al Policlinico in codice rosso, mentre sono stati dimessi gli altri due intossicati portati nell’ospedale.

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