L’inchiesta su Kataleya scomparsa a Firenze un mese fa. La madre: «È viva e all’estero»

La pista del furgone bianco e i 7 minuti di buco nelle immagini

La piccola Kataleya Alvarez è scomparsa da un mese. Quel sabato 10 giugno l’ultimo segnale dell’esistenza in vita della bambina lo riportano le telecamere della strada in cui si trova l’ex hotel Astor. Da quel momento è buio. E le indagini puntano ancora sul racket delle stanze e sul giallo del furgone bianco. Questa sera a Firenze ci sarà una manifestazione a cui parteciperanno anche i genitori. Mentre dalle immagini della videocamera della ditta nei pressi di via Monteverdi si sente prima il rumore di un oggetto che cade. E poi, sette minuti più tardi, l’arrivo di un motorino. Un uomo carica qualcosa nel furgone, chiude la portiera e si allontana in retromarcia. Questo è tutto. O quasi.


Le indagini

La fotografia delle indagini riparte sempre dal film della scomparsa. Sabato 10 giugno due telecamere in via Maragliano riprendono un gruppo di bambini. Escono da un cancello laterale per andare a giocare. Sembrano avere una discussione. Lei pare contrariata. Poi rientra nell’hotel. Dopo pochi minuti Kataleya sale al terzo piano del palazzo da una scala esterna. Poi scende in cortile. Sono le 15,13 e quello è l’ultimo segnale di esistenza in vita della ragazzina. Intanto il procuratore aggiunto Luca Tescaroli e la pubblica ministera Christine Von Borries ottengono l’intervento del Ros. L’edificio viene controllato con il luminol e altri strumenti hi-tech. Che non sembrano aver portato a riscontri positivi. Poi vengono congelate ed esaminate le immagini di tutte le 1.600 telecamere di Firenze. I due fratelli titolari della ditta del furgono sono perquisiti ma non indagati.


Perché?

Oltre al come, l’altra domanda a cui le indagini devono rispondere è perché. Davvero il racket delle stanze ha portato al rapimento di una bambina che con la storia non c’entrava nulla? E a che pro? L’altra pista che seguono gli inquirenti è quella della pedofilia. In questo caso la scomparsa di Kataleya farebbe parte di un piano strutturato. E questo spiegherebbe le scarse tracce trovate finora da chi indaga. Nei primi giorni si era parlato di un uomo con dei palloncini nel cortile dell’albergo. C’è anche una presunta testimone che dice di aver sentito urlare. Poi anche di una violenza sessuale consumata nell’hotel nei mesi scorsi. Che avrebbe scatenato una vendetta.

La madre: «È viva e all’estero»

La madre di Kata, Katherine Alvarez, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero: «Io percepisco che Kata è ancora viva. Però ci sentiamo abbandonati, avvertiamo l’indifferenza dell’Italia. Ho l’impressione che non si stia facendo abbastanza per ritrovarla e che nei primi giorni si sia perso tempo prezioso a cercarla inutilmente nell’hotel». La madre dice che «finora non l’hanno trovata qua, a Firenze. Magari l’hanno portata all’estero. Per questo voglio che la sua foto venga condivisa anche fuori dall’Italia. Io mando la foto di Kata alle mie amiche, che la mandano a loro conoscenti in Francia o in Germania. In più la diffondiamo su internet. Ci sta che, se finora non l’hanno trovata qui, possa essere stata portata in un altro Paese. Devo pensare a tutto». Infine, secondo Katherine «gli investigatori hanno perso 10-11 giorni a cercare sempre nell’hotel, quando si sapeva sin dal primo giorno che non era lì. Da parte dell’Italia sento una grandissima indifferenza da parte di tutti. Non so se dipende dal fatto che siamo stranieri. Nessuno si è avvicinato a me, a dirmi cosa fare. Nessuno di importante, nemmeno il sindaco. Ho solo l’aiuto del mio avvocato. Mi sono rivolta direttamente alla Meloni. Non capisco perché proprio mia figlia. Non conoscevo quasi nessuno lì dentro, né ho mai avuto grandi litigi».

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