L’uomo col palloncino e i 15 minuti: perché il padre di Kataleya dice che a Firenze è stata rapita la bimba sbagliata

Il fratello ha parlato di un sospetto nel cortile dell’albergo. Il lasso di tempo della sparizione e la via di fuga sul retro

Tutto in quindici minuti. La scomparsa di Kataleya Mia Alvarez Chiclio dall’ex hotel Astor a Firenze è avvenuta in un quarto d’ora. E c’è un’altra ipotesi sul tavolo: che sia stata rapita la bambina sbagliata. A dirlo alla pubblica ministera Christine von Borries che indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione è stato il padre. E oggi La Nazione dettaglia i motivi del sospetto di Miguel Angel Alvarez Chiclio Romero: l’altro figlio di 8 anni, il fratello di Kata, ha parlato di un uomo con i palloncini presente nel cortile dell’albergo il giorno della scomparsa della bambina. Chi ha rapito Kataleya in ogni caso ha avuto poco, pochissimo tempo a disposizione. La madre Kathryna dice di essere tornata a casa alle 15,30. Ma c’è uno scontrino che dimostra che fa la spesa a quell’ora.


Le quattro piste degli inquirenti

Le telecamere di via Maragliano hanno infatti inquadrato la bambina alle 15.01 mentre saluta proprio il fratello. Lui esce, lei rientra e alle 15.13 i video la ritraggono mentre sale le scale. In quel lasso di tempo la bambina è sparita. Nel colloquio con la magistrata Miguel Angel ha anche detto che proprio la sua permanenza nel carcere di Sollicciano avrebbe fatto maturare astio nei suoi confronti da parte di qualcuno. Si tratta di un ragionamento fatto con la pm, che però lascia per ora perplessi gli investigatori. Nel senso che l’uomo non ha raccontato nulla di così pesante da far scatenare una reazione come la vendetta nei confronti della bambina. «Mia figlia Kata è stata presa per sbaglio al posto di un’altra bambina», ha spiegato agli inquirenti.


L’assenza del movente

Miguel Angel ha spiegato che il vero obiettivo dei rapitori poteva essere una sua coetanea. Questo spiegherebbe l’assenza del movente nel rapimento. Ma fa anche arguire che un motivo per rapire l’altra bambina dovrebbe esserci. La possibilità di uno scambio di persona in ogni caso era già stata presa in carico dalla procura. Anche l’assenza di richieste di riscatto depone a favore dello scambio di persona. Nel frattempo i legali della famiglia di Kata hanno presentato formale istanza per effettuare, nei loro diritti, un proprio sopralluogo dentro l’ex hotel Astor quando saranno esauriti gli accertamenti di polizia giudiziaria dei carabinieri.

Gli occupanti

In caso di autorizzazione, fanno sapere gli avvocati Filippo Zanasi e Sharon Matteoni, sarà organizzato un sopralluogo coi genitori della bambina insieme a Luciano Garofano, il generale dei carabinieri in congedo, già comandante del Ris di Parma, che è consulente della famiglia nella vicenda di Kata. Garofalo ieri ha detto di nutrire speranze sul fatto che Kataleya sia ancora viva. C’è poi la pista degli occupanti che si sono allontanati dall’hotel proprio in concomitanza del 10 giugno. La domanda che si fanno gli inquirenti è se possano aver avuto un ruolo nel regolamento di conti per il racket delle stanze. Rimane in piedi anche la pista della lite con i connazionali. Quella citata dalla madre Katherine Alvarez. Che aveva fatto il nome dei connazionali con cui la sua famiglia si era scontrata.

«So chi è stato»

«Siamo in un contesto di criminalità organizzata per il controllo del racket della struttura e la bambina ricade in una delle fazioni contrapposte», ha detto il procuratore Luca Tescaroli. Sempre la mamma davanti ai giornalisti ha detto: «So chi è stato». Il riferimento era sempre allo scontro del 28 maggio: gruppi rivali che si affrontarono a bastonate e un ecuadoriano volò di sotto dal terzo piano. Ieri l’ispezione ha visto l’entrata in scena di droni e autospurghi. Ma della bimba nessuna traccia. Questo è interpretato come un segnale positivo: significa che si può definitivamente escludere che la bambina, viva o morta, sia ancora nell’hotel. Ed è possibile concentrare le ricerche su fuori.

La via di fuga

A questo punto quindi la pista del rapimento prende sempre più piede. E chi ha preso Kataleya avrebbe utilizzato una via di fuga sul retro, non sorvegliata dalle telecamere. Anche se c’è ancora una speranza su un occhio elettronico acquisito domenica e di proprietà di una ditta privata che lavora al confine del cortile. Potrebbe fornire l’assist decisivo. Intanto da ieri gli inquirenti sono in silenzio stampa. L’hotel Astor è stato sigillato e resta presidiato dalle forze dell’ordine. I fabbri hanno chiuso porte, sbarrato finestre, applicato catene, lucchetti e chiavi agli accessi affinché nessuno entri violando il sequestro preventivo disposto dal tribunale. Un vigilantes privato è stato istruito dai carabinieri per presidiare di notte la struttura.

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