La Russia bombarda il porto di Odessa: «Rappresaglia per l’attacco in Crimea». Kiev: «Vogliono bloccare il grano e affamare il mondo»

Colpita nella notte anche l’area di Mykolaiv. E i residenti denunciano nuove esplosioni in Crimea

Le forze russe hanno lanciato questa notte nuovi attacchi aerei contro il Sud dell’Ucraina, colpendo in particolare le aree di Odessa e Mykolaiv. A rivendicare i bombardamenti, denunciati sin dalla notte dalle autorità ucraine, è stato lo stesso ministero della Difesa di Mosca, secondo il quale quello portato nelle scorse ore va considerato a tutti gli effetti un atto di rappresaglia per l’attacco ucraino, compiuto nella notte tra domenica e lunedì, contro il ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea. «La notte scorsa le forze armate russe hanno lanciato un attacco di ritorsione con armi ad alta precisione contro strutture in cui si stavano preparando atti terroristici contro la Russia utilizzando imbarcazioni senza equipaggio, nonché nel luogo della loro fabbricazione a un cantiere navale vicino alla città di Odessa», sostiene Mosca. Che afferma di aver conseguito l’obiettivo strategico: «Nell’area di Mykolaiv e Odessa sono stati distrutti depositi di carburante per circa 70mila tonnellate, che fornivano carburante alle forze armate ucraine», fa sapere il ministero della Difesa russo. Secondo la versione ucraina, le forze di difesa di Kiev sarebbero riusciti ad abbattere «6 missili Kalibr e 21 droni iraniani che si stavano avvicinando alla regione» di Odessa, ma non a impedire che i detriti dei missili danneggiassero le infrastrutture portuali.


Colpo al terminal del grano

Ma soprattutto, non c’è dubbio per l’Ucraina sul senso politico-logistico del bombardamento: colpire le navi che trasportano grano, o tentano di farlo, all’indomani del blocco dell’accordo sulla sua esportazione. «L’attacco notturno della Russia a Odessa e Mykolaiv prova che lo Stato terrorista russo vuole mettere in pericolo la vita di 400 milioni di persone in vari Paesi che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine», ha attaccato via Telegram il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andry Yermak, ricordando che è dal porto di Odessa che partono le navi cariche di beni alimentari destinate a tutto il mondo. «Il mondo deve capire che l’obiettivo della Russia è quello di affamare e uccidere le persone. Hanno bisogno di ondate di rifugiati. È così che vogliono indebolire l’Occidente», rincara la dose Yermak. E anche in questo caso Mosca non nega affatto che questo fosse il «messaggio» sulle bombe della notte. «Esportare i cereali ucraini sul Mar Nero senza le “adeguate garanzie di sicurezza” della partecipazione della Russia all’accordo sul grano può far sorgere dei rischi perché si tratta di una zona che è direttamente vicina all’area di combattimento», ha ammonito secondo il suo stile il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, come riporta l’agenzia Interfax, aggiungendo che «se qualcosa viene formalizzato senza la Russia, allora questi rischi dovrebbero essere presi in considerazione».


Il fronte della Crimea

All’indomani del nuovo danneggiamento del ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea, rivendicato dall’Ucraina, nuove potenti esplosioni sono state udite questa mattina dai residenti della penisola annessa da Mosca nel 2014. Lo scrive l’agenzia di stampa Rbc-Ukraine riportando i post su Telegram dei cittadini, che riferiscono di deflagrazioni a Krasnoperekopsk. «Qualcosa sta producendo dei boati questa mattina… Si possono sentire le vibrazioni nell’aria», hanno scritto alcuni residenti della zona. Il ministero della Difesa russo sostiene inoltre di aver respinto quello che definisce un nuovo «massiccio attacco ucraino» contro la Crimea portato ieri sera con l’uso di decine di droni. «Ieri sera è stato sventato il tentativo del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico contro obiettivi nella penisola di Crimea che ha coinvolto 28 velivoli senza pilota», afferma un comunicato ripreso dall’agenzia Tass. Tutti e 28 i droni sarebbero comunque stati abbattuti o neutralizzati dalle forze di difesa, secondo la versione di Mosca, evitando così di causare danni o vittime.

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