Centro sperimentale di cinematografia, si dimette la presidente Marta Donzelli

Con lei, lasciano anche le consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti

Prima che Sergio Mattarella apponesse la firma sul decreto Pubblica amministrazione, che contiene l’emendamento atto a modificare la governance del Centro sperimentale di cinematografia, la presidente dell’ente Marta Donzelli ha rassegnato le dimissioni. Con lei, anche le consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, entro 30 giorni, si sarebbe comunque proceduto al rinnovo dei vertici del Centro. A nulla sono valse le proteste degli studenti. Ai quali, nel comunicato di congedo, Donzelli e le altre consigliere hanno dedicato queste parole: «Un grande augurio va agli allievi, che sono un’eccellenza del nostro Paese e rappresentano il futuro del nostro cinema e dell’industria audiovisiva». Spazio a un ricordo di Andrea Purgatori, «al nostro fianco nel Cda, fino alla sua prematura e drammatica scomparsa lo scorso 19 luglio. Purgatori è stato un insostituibile compagno di viaggio, nell’affrontare una sfida nuova e particolarmente complessa, a favore di una delle più importanti e antiche istituzioni culturali del nostro Paese, una Fondazione i cui due settori fondamentali sono la Scuola nazionale di cinema, dedicata all’alta formazione nel campo del cinema e dell’audiovisivo, e la Cineteca nazionale».


Sono loro stesse a sottolineare che è a causa del decreto legge n. 75/2023 «convertito in legge in data 3 agosto 2023», se non hanno potuto far altro che dimettersi. «Tale disposizione introduce significative modifiche all’assetto degli organi della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia – Consiglio di amministrazione e Comitato scientifico – stabilendo che, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, si provveda alla sostituzione degli attuali organi con un nuovo Consiglio di amministrazione ed un nuovo Comitato scientifico. Abbiamo formalizzato le nostre immediate dimissioni, rimettendo il mandato propostoci dall’allora ministro della Cultura – Dario Franceschini – e poi ratificato ad ampia maggioranza dalle commissioni Cultura di Camera e Senato, nel marzo del 2021. Tale mandato era stato da noi accettato con lo spirito di mettere a disposizione le nostre professionalità, le nostre diverse esperienze e competenze, nella consapevolezza, sempre condivisa, di essere chiamati a operare nell’interesse pubblico».


La solidarietà ai vertici attuali, costretti a dimettersi anzitempo, è arrivata da vecchi e nuovi volti del Partito democratico, in primis. Francesco Rutelli ha rimarcato che «la decisione del Parlamento ha portato a una chiusura anticipata di un mandato in corso. In genere, si fa così quando c’è una crisi grave, o un’emergenza. Io credo che sia sempre meglio far concludere un mandato di lavoro, e sia saggio sottrarre a polemiche politiche un’istituzione così preziosa». Cecilia D’Elia, capogruppo del Pd nella commissione Cultura al Senato, ha rincarato: «Le dimissioni di Donzelli, Capotondi e Ponti, che ringrazio per il lavoro fatto, sanciscono l’avvenuto colpo di mano del governo Meloni sul Centro sperimentale. Ancora ieri in Senato abbiamo denunciato quanto deciso dalla maggioranza, che ha usato impropriamente il decreto Pubblica amministrazione, su cui è stata messa la questione di fiducia. Questa destra non ha rispetto per la libertà della cultura, interpreta il governo come comando. Noi siamo con le studentesse e gli studenti, con gli autori e gli artisti che difendono l’autonomia del Centro sperimentale, chiediamo ancora con forza al ministro di cambiare rotta. L’autonomia della cultura è un patrimonio del Paese».

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