«Scrofa, cessa schifosa, più larga che alta»: L’avvocata Cathy La Torre racconta l’”eredità giudiziaria” di Michela Murgia

Nel 2019 la scrittrice e la legale hanno iniziato a portare in giudizio chi insultava. I risultati

Cathy La Torre è un’avvocata e attivista. È anche curatrice testamentaria e amica della scrittrice Michela Murgia, scomparsa il 10 agosto scorso. E siccome era la legale a cui si rivolgeva sempre Murgia, ora ha un armadio pieno di fascicoli giudiziari. Sono quelli delle cause intentate negli anni a chi la insultava sui social media. Come insulti alla persona (“scrofa”, “ti dovrebbero stuprare”, “cessa schifosa”, “più larga che alta”). Spiega La Torre al Corriere della Sera: «Nel 2019 decidemmo insieme che non potevamo più ingoiare e basta. Bisognava rispondere in sede giudiziaria. Non con querele penali, perché i tribunali penali devono occuparsi di reati più gravi. Meglio agire per via civile con forme di giustizia riparativa, ovvero attraverso richiesta di risarcimento danni e richiesta di scuse», spiega lei.


L’esperimento giuridico

Cathy La Torre parla di «una sorta di esperimento giuridico». Che poi è diventato una vera e propria battaglia culturale. Perché insieme le due affiancarono alle cause la campagna “Odiare ti costa”. Con l’avvocata Murgia ha fatto partire la lettera con richiesta di mediazione civile. Si tratta generalmente del primo passo di chi intenta una causa per diffamazione. E prevede, prima dell’incontro davanti al giudice, un incontro tra le due parti davanti a un terzo per cercare di chiudere il contenzioso con un accordo. «Per esempio con una lettera di scuse e una donazione in denaro a un’associazione decisa da Michela», racconta l’avvocata. L’80 per cento dei casi si sono risolti così. I tentativi di giustificazione sempre gli stessi: «Non avevo capito… non volevo offendere». Se però la controparte non si presentava o rifiutava la mediazione, si andava in causa. E così, sostiene La Torre, poi si vinceva: «Con risarcimenti altissimi. Fino a 25 mila euro. Michela non ha fatto in tempo a vedere le ultime».


Le cause vinte

L’avvocata racconta che il giudice, pronunciandosi su un insulto di un commentatore che si trova ancora sulla bacheca social di Matteo Salvini, ha definito il tutto come un «mero e deliberato attacco all’onore e alla reputazione della signora Murgia». E precisa che la volgarità del commento «è portatrice di una violenza denigratoria». Nel 2021 Murgia ha criticato la scelta del generale Francesco Paolo Figliuolo come capo della campagna vaccinale. «Aveva iniziato a perdere peso, non mangiava e vomitava spesso. Le dicevo: “Devi farti visitare” e lei mi rispondeva: “È psicosomatico!”, racconta La Torre. Qualche tempo dopo la scoperta del ritorno del tumore: «C’era la pandemia, Michela non ebbe veloce accesso ai controlli». E adesso? «Porteremo avanti le cause rimaste in sospeso e ne inizieremo altre per le quali Michela ci aveva dato già l’ok. Saranno i suoi eredi a decidere ma io sono sicura che vorranno andare avanti».

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