Il ministro Guido Crosetto: «Cambiare il patto di stabilità, le vecchie regole sono una spada di Damocle sui conti italiani»

Il titolare della Difesa a Bruxelles: «Serve un approccio da statisti, non da miopi»

«La spada di Damocle è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità: è impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari». Il ministro della Difesa Guido Crosetto parla oggi a Repubblica della richiesta di revisione delle regole fiscali europee. A Bruxelles chiede un cambio di passo: «Serve un approccio da statisti, non da miopi». E replica a chi solleva dubbi sulla manovra: «Sui giornali leggo calcoli fatti sul Def, che contano un ammanco di 20 miliardi, ma la manovra si fa sulla Nota di aggiornamento al Def. Attenderei quella per capire le effettive esigenze di politica economica».
«Il tema – aggiunge tornato alle richieste verso l’Unione Europea – non è il valore del deficit da rispettare, ma il futuro dell’Europa. Sono in corso enormi cambiamenti: la transizione ecologica, la carenza di materie prime e l’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni».


Fuori dal Patto transizione industriale e digitale

Per Crosetto servono mix di soluzioni: «Se vogliamo attrarre investimenti in alcuni settori fondamentali per il futuro dell’Europa, come la transizione industriale e digitale o altra spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità. Non è più il tempo di dire “abbiamo sempre fatto così”. Serve un approccio da statisti, non da miopi». E precisa: «La regia è del presidente del Consiglio di concerto con il ministro all’Economia. Le proposte le fanno tutti i ministri, poi serve una sintesi che si trova in Cdm dove il premier è il primus inter pares. Il punto è concentrarsi non solo sulle risorse da
trovare: l’azione di governo deve guardare alla costruzione di un humus economico per spingere gli
investimenti e far crescere il Pil».


Il ministro su Vannacci

Sul caso Vannacci il ministro Crosetto difende il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Ci siamo sentiti in più occasioni per vari motivi. Un suo intervento pubblico – spiega – non era necessario». Cicchitto sostiene che dietro Vannacci ci potrebbe essere la mano di Putin. Crosetto su questo tema replica: «Non parlo di un caso su cui sono in corso i necessari accertamenti».

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