La dura critica dell'influencer al conduttore dopo le sue parole sulla "prevenzione" degli abusi: «Se eviti di ubriacarti, eviti anche certi problemi»
«Stranamente è sempre la donna ad essere colpevolizzata: victim blaming allo stato puro». Così Chiara Ferragni interviene duramente contro le parole di Andrea Giambruno – giornalista di Mediaset e compagno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni – sui recenti casi di violenza sessuale di gruppo, in partiolare quello di Palermo. «Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi», aveva detto lunedì Giambruno nel corso della sua trasmissione Diario del giorno, attirandosi una ondata di critiche. Tra queste non è mancata anche quella della più nota influencer italiana che ha deciso di pubblicare alcune storie su Instagram al riguardo. Ferragni ha condiviso e commentato due post: uno dell’associazione Dire che aveva scritto: «È proprio alimentando la cultura dello stupro che “i lupi” prosperano, crescono sani e più forti»; e un altro di Ilaria Maria Dondi, giornalista e direttrice di Roba da Donne, in cui si legge: «Ci tengo a ricordare ad Andrea Giambruno e ad altri colleghi che non abbiamo problemi con i lupi; e neppure con giganti buoni, mostri, cani e bestie varie. Il nostro problema sono gli uomini, come loro». Tra le repliche a Giambruno oggi non è mancata anche quella di Ornella Vanoni, che in un breve video nelle storie di Instagram ci ha tenuto a sottolineare: «Il lupo non è nel bicchiere, è fuori».
Diversi post sui social puntano il dito contro la Chiesa e il Vaticano, accusandoli di essere silenti signori della guerra. La causa? Risiederebbe nello IOR, un’istituzione finanziaria pubblica della Città del Vaticano (fondata nel 1942 da papa Pio XII) che sarebbe azionista di maggioranza di una delle più note industrie di armi al mondo. In realtà, però, lo IOR non ha nulla a che fare con la fabbrica della famiglia Beretta.
Per chi ha fretta:
Sui social sta circolando un lungo testo che punta a denunciare presunti legami tra il Vaticano e la produzione di armi
Secondo quanto scritto da alcuni utenti, lo IOR sarebbe infatti il maggior azionista del gruppo Beretta Holding SpA
Si tratta di una bufala che circola da anni, ed è stata smentita a più riprese
Analisi
«Forse pochi sanno che la FABBRICA D’ARMI PIETRO BERETTA ( tra le più grandi industrie di armi al mondo) S.p.A. è controllata dal gruppo Beretta Holding SpA e il maggior azionista del gruppo Beretta Holding SpA dopo Ugo Gussalli Beretta, è lo IOR (L’Istituto per le Opere di Religione [comunemente conosciuto come Banca Vaticana]) è un istituto privato, creato nel 1942 da papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano. QUESTA E’ LA CHIESA IN CUI CREDETE!». Questo è il testo del post pubblicato dalla pagina Facebook “Info Web” che accompagna la foto di un cardinale che imbraccia un fucile.
L’immagine condivisa
Il testo è stato ripreso senza modificazioni anche da altri profili. Ma proviamo a capire se quello che c’è scritto è vero. Iniziamo dall’immagine condivisa in accompagnamento del testo: quello che vediamo inquadrato sembra essere il Cardinale Polacco Jozef Glemp (morto nel 2013). Non è chiaro come la foto di un cardinale che imbraccia un’arma dovrebbe dimostrare oscuri coinvolgimenti societari. Quel che è certo, tuttavia, è che questa storia del presunto coinvolgimento del Vaticano nel gruppo Beretta circola da anni, e ha travalicato i confini nazionali. Senza, però, alcun fondamento reale. La fabbrica d’armi Pietro Beretta è più antica dinastia industriale del mondo: è nata nel 1526, e produce pistole, fucili, carabine e accessori pensati per chi pratica caccia e tiro a volo.
La Beretta
Adesso, secondo quanto apprendiamo dal loro sito ufficiale, la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta è parte di Beretta Holding guidata da Pietro Gussalli Beretta, fratello maggiore di Franco:
La capogruppo, con sede in Lussemburgo, è stata creata il 22 dicembre del 1994 su mandato di Pietro Gussalli Beretta. […] Il Gruppo ora vanta 1,5 miliardi di euro di fatturato e oltre 6mila dipendenti dopo l’acquisizione, nell’agosto del 2022, del colosso europeo Ruag Ammotec, leader nella produzione e distribuzione di munizioni leggere. Fanno parte del Gruppo i marchi: Steiner, Sako, Tikka, Burris, Benelli, Franchi, Uberti, Stoeger, Chapuis, Holland&Holland e Centanex, SwissP, Norma, RWS e MFS.
Lo IOR
Veniamo allo IOR, che non è una banca vera e propria, ma un istituto finanziario: l’organismo della Santa Sede che si occupa della gestione del suo patrimonio economico è invece l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
La smentita dell’azionariato
Dicevamo, lo IOR: cosa c’entra in tutto questo? Niente. Come verificato a suo tempo dai colleghi di Pagella Politica, nel febbraio del 2012 la Beretta aveva rilasciato infatti un comunicato ufficiale in cui smentiva la presenza dello IOR nel suo azionariato: «In relazione a notizie diffuse nei giorni scorsi circa la composizione dell’azionariato di Beretta Holding, la società smentisce nella maniera più ferma che IOR o società ad esso riconducibili siano parte della compagine degli azionisti della società stessa o di società da essa controllate. Beretta Holding, che controlla un gruppo di imprese principalmente attivo nel settore dello sport, caccia e tempo libero, è un’azienda di proprietà famigliare da 15 generazioni».
La versione viene confermata in un’aerea dedicata del sito Peacelink, che nello stesso anno chiese un’opinione in merito a Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL (Osservatorio sulla produzione di armi leggere – Brescia). Il quale rispose:
Mi sembra notizia destituita di fondamento. La FAPB (Fabbrica Armi Pietro Beretta) ha unico azionista la Beretta Holding. La copia del verbale dell’ultima assemblea pubblica della Beretta Holding, tenutasi il 7.6.2011, nella parte che cita le quote presenti e con diritto di voto così si esprime: UPIFRA S.A. azioni: 77.690.529 – 97,1132% (partecipazione) delega a Monique Poncelet (moglie di Ugo Gussalli Beretta) Cadeo Pietro azioni: 760.48 – 0,9506% in proprio Lorenzo Moretti azioni: 412.219 – 0,5153% in proprio Luigi Moretti azioni: 358.230 – 0,4478% in proprio Aldo Allevi azioni: 12.000 – 1,24 in proprio TOTALI azioni: 79.233.467 – 99,0419%
E ancora:
Per la composizione azionaria della UPIFRA S.A., che non ha sede in Italia: GUSSALLI Beretta UGO 49,86% PIETRO 17,25% FRANCO 17,25% CATTURICH Anna 7,52% (moglie di P.Beretta) BREDE DI CECINA INTERNATIONAL SA 6,92% PONCELET Monique 1,24% (moglie di Ugo G. Beretta)
Conclusioni
La notizia secondo cui la Banca Vaticana è il secondo maggior azionista della “fabbrica d’armi Beretta” è da ritenersi falsa. Circola da anni, e già un decennio fa venne ampiamente smentita, anche dalla stessa azienda. Ancora una volta, ribadiamo che lo IOR non ha nulla a che fare con la fabbrica della famiglia Beretta.
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