Il semaforo verde, il nullaosta mancante, il giallo su chi ha dato l’ok ai lavori: cosa c’è dietro la morte dei 5 operai nella stazione di Brandizzo

Avviate due indagini, una a cura delle pm Nicodemo e Bossi, l’altra dal Ministero

Non doveva passare nessuno. Quei binari, dove cinque operai sono stati travolti e uccisi da un treno regionale senza passeggeri vicino alla stazione di Brandizzo, sulla linea Milano-Torino, dovevano esser liberi. E invece, come racconta Repubblica, il semaforo era verde. Non solo, prima dell’inizio dei lavori doveva arrivare un’autorizzazione che pare invece non ci sia mai stata per una «mancata comunicazione per il nulla osta» precisano gli atti dell’inchiesta. Per la strage di Brandizzo ci sono due inchieste aperte. La prima dalla procura di Ivrea e, parallelamente, dal ministero dei Trasporti. Per accertare sia responsabilità ma anche mancata vigilanza.


I fatti

Alla Stazione di Brandizzo, linea ferroviaria Torino-Milano, due binari corrono paralleli, uno a pochi metri dall’altro. I tecnici li chiamano “dispari” e “pari” per distinguerli. Rfi ha due cantieri aperti: il primo lo gestisce una ditta di Chivasso. Il secondo, sul binario “pari”, è appaltato invece alla Sigifer, ditta di Borgo Vercelli – 250 lavoratori – che lavora da anni con le ferrovie e ha preso un appalto da Rfi per la sostituzione dei binari. Gli operai morti lavoravano per questa ditta. Nella notte tra mercoledì e giovedì dovevano togliere circa sette metri di rotaie. Sul posto c’erano Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Andrea Girardini Gibin. Con loro anche Antonio Massa, il referente di Rfi. Gli operai sapevano che il binario dispari chiudeva dalle 23.08, quando la linea tra Settimo e Chivasso avrà un’interruzione tecnica. Sul “pari” invece si potrà lavorare dopo la mezzanotte, quando il treno 2044 da Milano a Torino, con partenza da Chivasso alle 23.42 sarà già passato. Quella maledetta sera il 2044 passa puntuale, a dieci minuti dalla mezzanotte. Il gruppo è convinto di aver visto l’ultimo treno della giornata, come da prassi iniziano a lavorare. Massa, l’uomo di Rfi che supervisiona il cantiere, sta di lato. Una posizione che poi gli salverà la vita. Ed ecco che arriva il treno, improvviso, non previsto. Il convoglio 14950, da Alessandria, vuoto, con i suoi 11 vagoni da portare in deposito. Passa a Chivasso alle 23,42. Alle 23,49 arriva sul punto dell’impatto, a Brandizzo, a 160 chilometri orari. Kevin Laganà, 22 anni, di Vercelli; Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorbillo, 43, nato a Capua e residente a Brandizzo; Giuseppe Saverio Lombardo, 52 anni, nato a Marsala e residente a Vercelli; Giuseppe Aversa, 49, di Chivasso perdono la vita. Andrea Girardini Gibin si lancia di lato e si salva, Antonio Massa, il referente Rfi era a pochi metri dalla scena. Quando il treno arriva stava compilando dei documenti. Sarà lui a chiamare i soccorsi. Sul posto, tra chi è morto e chi è sopravissuto c’è anche un semaforo. Verde. Il 14950 è passato con l’ok. «Quello che non dovevano esserci, in quel momento, erano i lavori in corso», spiega a Repubblica uno dei tecnici che sta seguendo il caso. Grande assente il nullaosta che dovrebbe servire per far partire quei lavori. L’indagine affidata alla Polfer è coordinata dalle pm Giulia Nicodemo e Valentina Bossi. Sono stati sequestrati documenti e soprattutto i registri del sistema informatico e delle comunicazioni avvenute quella notte, tutte registrate. Mentre contestualmente il ministero dei Trasporti, su richiesta del ministro Matteo Salvini, ha avviato un’indagine interna.


Il nullaosta mancante, l’ipotesi dell’errore umano

La risposta alla strage di Brandizzo potrà arrivare soprattutto dall’esame della documentazione già sequestrata. L’ufficio diretto dal procuratore capo Gabriella Viglione ipotizza sia il disastro ferroviario che l’omicidio plurimo colposi. Punto chiave – spiega oggi il Corriere – è la comunicazione tra la sala circolazione di Rfi e il funzionario della stessa che affianca la squadra. Ed è lui, una volta ricevuta la decisione dal dirigente a consegnare il «nulla osta» al responsabile di cantiere e dell’impresa. Quegli 11 vagoni passeggeri vuoti che hanno travolto gli operai erano autorizzati. Chi non ha comunicato a chi?

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