Strage di Brandizzo, il racconto del collega superstite: «Io a un passo dalla morte, mi sono lanciato sulle rotaie vicine»

Il racconto di Andrea Girardin Gibin, il 50enne caposquadra della Sigifer. Dall’azienda storica: «Siamo come una famiglia. Alcuni lavoravano per noi da 25 anni. Ora vogliamo risposte»

«Ho visto la morte in faccia. Il treno non l’ho neanche sentito arrivare. Ho alzato lo sguardo e sono stato abbagliato dalle luci del convoglio». Queste le parole di Andrea Girardin Gibin, il 50enne di Borgo Vercelli caposquadra della Sigifer, collega dei cinque operai, travolti e uccisi da un treno regionale senza passeggeri vicino alla stazione di Brandizzo. «Mi sono lanciato in avanti, sul secondo binario. Lo spostamento d’aria provocato dal treno mi ha buttato a terra», spiega in un racconto riportato dal Corriere della Sera. A pochi passi da lui c’era Antonio Massa, 45 anni, tecnico manutentore di Rfi. Anche lui sopravvissuto. Anche lui, come Girardin Gibin, non ha sentito arrivare il convoglio.


All’ospedale i macchinisti e i lavoratori salvi. Dall’azienda che aveva l’appalto chiedono risposte

Andrea e Antonio sono gli unici sopravissuti all’incidente ferroviario della stazione di Brandizzo sulla linea Milano-Torino. Sdraiati a letto in una camera dell’ospedale di Chivasso non si capacitano ancora di come sia potuto succedere. «Quei ragazzi, quei ragazzi», ripete il tecnico di Rfi. Non è riuscito nemmeno a raccontarlo alla moglie Cinzia. L’ha solo chiamata, piangendo, alle sei del mattino, per dirle che stava bene. Prima che lei sapesse, dalla tv, cosa era successo. A pochi metri da loro, in un’altra stanza e nello stesso corridoio – racconta il Corriere – ci sono i macchinisti che erano alla guida del convoglio: Marcello Pugliese, 52 anni, e Francesco Gioffrè, di 29. Sono sotto choc, non vogliono incontrare nessuno. «Quella che ci ha colpito è una grande tragedia. Siamo distrutti. Ci sentiamo vicini alle famiglie dei nostri lavoratori. Anche noi in azienda siamo rimasti senza parole. Non abbiamo mai vissuto nulla del genere. Le vittime non erano solo operai per noi, ma collaboratori. Alcuni sono con noi da 25 anni, altri da 5 o 6, gli ultimi da sei mesi. Ora voglio capire che cosa sia accaduto. C’è un’inchiesta in corso. Quello che so è che i ragazzi, i miei ragazzi, erano parte di una famiglia che ora cerca delle risposte». Queste le parole al Corriere di Franco Sirianni, il direttore generale della Si.gi.fer di Borgo Vercelli, che già da ieri mattina presto si è chiuso nel silenzio. «L’azienda è un fiore all’occhiello per Borgo Vercelli – spiega il Mario Demagistri, sindaco della città di poco più di duemila anime che ieri, insieme con il Comune di Vercelli, ha dichiarato lutto cittadino per le sue vittime -, una ditta storica del paese con alle spalle più di vent’anni di attività, ed è una delle cinque ditte accreditate da Rfi per lavorare sulle linee ferroviarie».


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