Europee, sbarramento al 3%? Lollobrigida: «Non esiste». La strategia di Renzi e la sponda di La Russa

Sulla partita per modificare la legge elettorale, pesano i due “no” arrivati da Salvini e Tajani: difficile che Meloni tenti la forzatura ai danni dei suoi principali alleati

Più delle amministrative, sono le europee del 2024 l’appuntamento elettorale che magnetizza le attenzioni dei partiti. Chi per consolidare la propria leadership, come la segretaria del Pd Elly Schlein, alla prima tornata che coinvolge tutti gli aventi diritto di voto, chi per scardinare l’asse socialista-popolare a Bruxelles e avere, in Europa, una classe dirigente più affine alle destre. Gli interessi sono molteplici, le strade per raggiungerli divergono. Quella tracciata inizialmente da Angelo Bonelli dei Verdi, e poi caldeggiata più o meno esplicitamente da altri partiti minori, anche interni alla maggioranza, è di abbassare la soglia di sbarramento dal 4% al 3%: per Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, ad esempio, si tratta di «una proposta di buon senso». Tiepide aperture sono arrivate, almeno inizialmente, da Fratelli d’Italia. Il capogruppo al Senato Lucio Malan, ieri 5 settembre, ha affermato che «non c’è alcuna preclusione in merito» all’ipotesi. Tuttavia, l’ultima uscita di Francesco Lollobrigida di oggi sembra puntellare lo status quo: per il ministro del governo Meloni e cognato della premier, «non esiste alcuna proposta depositata o discussa nell’ambito della maggioranza». Piuttosto, la questione si ridurrebbe a una mera «illazione giornalistica» esasperata da «un’agitazione isterica di alcuni opinionisti».


Prima di Lollobrigida, pare che l’argomento sia stato svuotato da due “no” arrivati da Matteo Salvini e Antonio Tajani. Tanto pubblicamente quanto privatamente, i principali alleati di Giorgia Meloni le hanno comunicato l’indisponibilità a modificare la legge elettorale. A differenza di quanto si potesse ipotizzare, Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi, non teme una contrazione del consenso tale per cui lo sbarramento possa costituire un problema. Anzi, un deputato azzurro, parlando con Open, mette in guardia Fratelli d’Italia: «Se Meloni tentasse di abbassare la soglia al 3%, lo considereremmo un attacco esplicito al nostro partito». La soglia attuale, fa notare, «taglia le gambe a Matteo Renzi» e costringe i partiti satellite del centrodestra a federarsi, unirsi ai più grandi. «Non vogliamo mettere in difficoltà Lupi, Luigi Brugnaro, Lorenzo Cesa o Giovanni Toti», si smarca, «ma crediamo in una semplificazione del quadro politico al centro del centrodestra». La scommessa è quella di far entrare Noi con l’Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al centro in una lista comune e poi in Forza Italia. Essendo partiti dall’impianto ideologico affine al Ppe, è difficile pensare che confluiscano nelle liste di Meloni.


Benché Raffaella Paita, che è tra gli esponenti di Italia Viva più vicini a Renzi, si sia detta contraria all’abbassamento della soglia, non sfugge che il limite minimo al 3% gioverebbe all’operazione “Centro” lanciata dall’ex premier. Lui si candiderà in prima persona per un seggio all’europarlamento: un punto percentuale di differenza potrebbe segnare la fine politica del toscano o l’ennesima strategia vincente di chi ha saputo governare sia con il 40% dei consensi sia con il 2%. L’intento annunciato è quello di pescare voti tra «i delusi di Forza Italia e Pd». Ma secondo un’altra fonte parlamentare azzurra, quella di Renzi «è una mossa disperata». E aggiunge: «Ha creato l’ennesimo contenitore politico vuoto, questo presunto “Centro”. Se non supera la soglia di sbarramento alle europee e se, da qui al prossimo giugno, perde anche Ettore Rosato ed Elena Bonetti, sotto di lui non resteranno che un manipolo di parlamentari destinati a disperdersi». Per Forza Italia, spiega, lasciare la soglia al 4% significherebbe sgombrare il campo dal cosiddetto voto utile, visto che negli attuali sondaggi i renziani viaggiano tra il 2% e il 3% dei consensi. Il miglior alleato di Renzi in questa partita che il leader di Italia Viva starebbe giocando segretamente, affermano da Forza Italia, è Ignazio La Russa. «Il presidente del Senato si è fatto portavoce dell’ipotesi sbarramento al 3% con Meloni». E, conclude la fonte, «La Russa non è la seconda carica dello Stato per i nostri voti, ma grazie a quelli di…», sogghigna.

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