La fuga a Bruxelles degli amministratori Pd: Bonaccini, Decaro, Gori e Nardella pronti al salto in Europa

Ognuno con le proprie ragioni, tutti accumunati dalla scadenza del mandato: l’asse riformista si sposta oltralpe. E Schlein potrebbe puntare su una nota conduttrice tv…

Mancano nove mesi alle elezioni europee. Ma sono gli anni la corretta unità di misura temporale con cui fare i calcoli per l’appuntamento elettorale: cinque, tanto dura la carica di un europarlamentare. La prospettiva di un lustro più che il lustro della prospettiva brussellese? Per alcuni politici sì, per altri è il buen retiro in attesa che in Italia il vento cambi e torni a soffiare a favore del centrosinistra. Ancora, c’è chi davvero è affascinato dalla possibilità di incidere sulle politiche europee, mentre dalle Alpi alla Sicilia lo spazio di azione si è ristretto. Infine, ci sono le logiche di partito e, nel moto delle correnti del Partito democratico, sta emergendo l’arcipelago delle liste del Nazareno. Svettano tra i candidati di peso i nomi di quattro amministratori locali. Secondo fonti interne all’area riformista, i sindaci di Bari, Bergamo e Firenze, ovvero Antonio Decaro, Giorgio Gori e Dario Nardella, sono in lizza per un seggio oltralpe. A loro si aggiunge il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Fanno tutti riferimento alle correnti uscite sconfitte dalle primarie Dem dello scorso febbraio. Per questo, dovranno fare i conti con le volontà di Elly Schlein e dei suoi uomini. Ma la loro candidatura, raccontano, potrebbe essere un win-win: se andassero male alle Europee, essendo una tornata che prevede l’espressione della preferenza sulla scheda, la responsabilità sarebbe attribuibile direttamente agli interessati. In caso di successo, invece, Schlein potrebbe fregiarsi del risultato ottenuto da segretaria alla prima elezione che coinvolge integralmente l’elettorato italiano.


I quattro amministratori riformisti a cui scade il mandato

Qualche detrattore parla di un disimpegno dei riformisti che, anziché tentare di riprendersi il Nazareno, fuggono a Bruxelles. Ciò che è indiscutibile, invece, è la coincidenza temporale tra la fine dei mandati dei quattro amministratori e le elezioni europee: se non fossero eletti, rischierebbero di restare senza incarico per qualche anno. Lungi dall’attribuire a questo sincronismo il loro attivismo per un posto in lista, bisogna ricordare che Decaro, Gori e Nardella finiscono il loro secondo mandato da sindaci nel 2024. Per legge, in Italia, i primi cittadini devono sottostare a un limite di due mandati consecutivi. Stesso discorso per Bonaccini, che però dismetterebbe i panni di presidente di Regione a inizio 2025: due mandati compiuti, nessun interesse a forzare il vincolo, modificando la legge regionale. Inoltre, una legge regionale solleva i bonacciniani dall’imbarazzo delle elezioni anticipate, nel caso in cui il presidente abbandoni la giunta anzitempo: l’Emilia-Romagna sarebbe traghettata da Irene Priolo, attuale vicepresidente. A Bonaccini, nel caso in cui questo schema riuscisse, andrebbe il posto di capolista nella circoscrizione Nord Est, lo stesso ricoperto da Carlo Calenda nel 2019, prima del passaggio in Azione. Una posizione che gli dovrebbe essere riconosciuta naturalmente, trattandosi del presidente del Pd.


Gli altri nomi della circoscrizione Nord Est

Nello stesso collegio, dovrebbe ricandidarsi Paolo De Castro, già presidente della commissione Agricoltura all’Europarlamento e riferimento per la Coldiretti e il suo vasto bacino elettorale. Altri nomi che circolano per il Nord Est sono quelli di Alessandra Moretti e Elisabetta Gualmini, sempre nelle file bonacciniane, e Renzo Lusetti, in quota Dario Franceschini. Tuttavia, se il Pd ripetesse il risultato della tornata del 2019, in questo collegio eleggerebbe quattro deputati. E dal già affollato elenco mancano le pedine su cui punterà Schlein. Passando al Nord Ovest, il riformista di peso dovrebbe essere, appunto, Gori. In questa circoscrizione, la segretaria ha ben altre questioni da affrontare rispetto alla corsa degli amministratori riformisti. C’è l’affaire Brando Benifei, attuale capodelegazione in Europa per il Nazareno. A differenza dei capigruppo di Camera e Senato, la segretaria non gli ha chiesto, la scorsa primavera, di fare un passo indietro: Benifei ha continuato a guidare il gruppo nonostante avesse supportato Bonaccini alle primarie. Nonostante sia il capodelegazione attuale, Schlein sembrerebbe preferirgli una candidatura femminile nel ruolo di capolista per il Nord Ovest.

La lista affollata per il Nord Ovest

A Open risulta che anche un altro spezzino abbia ambizioni di candidatura a Bruxelles. Quantomeno, i suoi fedelissimi provano a spingerne il nome. Si tratta di un nume del Nazareno, Andrea Orlando, al quale però la segretaria vorrebbe chiudere il valico per andare in Europa: benché l’ex ministro l’abbia supportata nelle primarie, tra i due, si narra, le frizioni sono molteplici. Altri nomi che corrono nei caminetti meneghini, ma esterni al mondo Schlein, sono quelli di Emanuele Fiano, Pierfrancesco Maran e Fabio Pizzul. Se la galassia dei riformisti lombardi non troverà un accordo e si presentassero in molti, i voti dell’area potrebbero disperdersi facendo il gioco di Schlein, che invece punterà a una donna per il ruolo di capolista: si parla di Cecilia Strada e Chiara Gribaudo. Non da ultimo, resta aperta anche la questione Patrizia Toia, già quattro volte eurodeputata e molto influente nel collegio che comprende la città di Milano. Potrebbe puntare a ottenere un’altra deroga dal partito e tentare il quinto seggio di fila all’Europarlamento. Deroga che aggira lo statuto del Nazareno, secondo cui «non è ricandidabile alla carica chi l’ha ricoperta per la durata di tre mandati consecutivi».

La circoscrizione Sud e l’ambizione di Decaro

Schlein, ad eccezione del Nord Est, vorrebbe mettere un proprio nome come capolista delle altre circoscrizioni, insieme alla necessità di individuare candidate di genere femminile. Ad ogni modo, guardando al Sud, la partita è particolarmente complicata per la segretaria. Il blocco riformista punterebbe sul tandem Pina Picierno, in questa legislatura vicepresidente dell’Europarlamento, e Decaro. Le voci insistenti dell’ambizione di Decaro a diventare presidente della Puglia si scontrano con l’ipotesi di un terzo mandato per Michele Emiliano. Da tempo si parla di una modifica, in Regione, della legge elettorale, per superare il vincolo dei due mandati. Se si concretizzasse tale ipotesi, Decaro opterebbe per cinque anni di esilio europeo, nell’attesa che la casella di governatore si liberi. Chi gli è vicino conferma a Open di un suo forte desiderio di guidare la Regione che, negli scorsi mesi, ha causato alcuni attriti con lo stesso Emiliano. Tra i timori di Decaro ci sarebbe anche quello, in caso di elezione a Bruxelles, di perdere il suo rapporto strettissimo con l’elettorato sul territorio. Rapporto che, negli anni, l’ha reso uno dei sindaci più amati di Italia. Intanto, per la sua successione al Comune di Bari, si segnala un fremente Marco Lacarra, mentre la segretaria vedrebbe bene come prima cittadina l’attuale assessora alle Politiche giovanili di Bari, Paola Romano.

Il Centro e i big che si contendono tre, al massimo quattro seggi

Non ci sarebbero dubbi sul futuro di Nardella. Con la data di scadenza affissa da tempo sul mandato a Palazzo Vecchio, la corsa europea è stata studiata, preparata e, a breve, sarà concretizzata. Il ticket dovrebbe essere con l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni: lei fedelissima di Schlein, lui in debito di simpatia dopo aver appoggiato Bonaccini alle primarie. In questo valzer della classe dirigente rinascimentale, non manca il nome del presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo. Almeno nelle chiacchiere di palazzo. A differenza della scorsa tornata, si ipotizza che il Pd riesca a eleggere tre e non quattro eurodeputati, al Centro. Se Bonaccini ricambierà il favore appoggiando la candidatura di Nardella, Franceschini dovrebbe inserirsi nella partita sostenendo il nome di Nicola Zingaretti, deputato ed ex presidente del Lazio. Nello stesso collegio potrebbe essere schierato il commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni. E con il primo cittadino di Firenze, sono già tre i big. Ma la quota Schlein? Il suo capolista dovrebbe essere pescato fuori dallo stagno della politica. Il nome che circola per il Centro, ma che qualcuno invece inquadra nel collegio Sud, è quello della giornalista Lucia Annunziata.

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