L’ex giudice Gherardo Colombo e il decreto Caivano: «Il carcere per i minorenni non serve a niente»

Secondo l’attuale presidente della Garzanti Libri ci vogliono più educazione e meno repressione

Ci vuole più educazione, non la repressione. L’ex giudice di Mani Pulite Gherardo Colombo parla oggi del decreto Caivano in un colloquio con il Corriere della Sera. Secondo Colombo serve un’educazione «scolastica, familiare, televisiva e attraverso i social». L’attuale presidente della Garzanti Libri sostiene che «se è impossibile intervenire sui social, allora bisogna educare i ragazzi a capire ciò che trovano in Rete e ad evitare quel che danneggia la loro formazione. Se guardiamo dal campo educativo, credo servirebbe presenza costante di controllori nel territorio. Un conto è fare i blitz come a Caivano, un conto è che esista una presenza visibile e di una certa costanza». Mentre il carcere per i minori «non serve a niente», sentenzia Colombo. «Quando si esce, 70 volte su cento l’ex detenuto torna a delinquere. Addirittura, soprattutto in certe zone e per la criminalità non sporadica, senza nemmeno arrivare a quella organizzata, il carcere costituisce un titolo di merito nella carriera delinquenziale”. Infine: «Sembra che il Dl preveda somme a favore della scuola, questa mi sembra una buona notizia», conclude.


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