Usa, il leader dei Repubblicani chiude la porta a Zelensky: «Altri 24 miliardi di aiuti? Dobbiamo pensare prima agli americani»

Lo speaker della Camera Kevin McCarthy freddo su nuovi fondi a Kiev. Ma Zelensky non demorde, e i Repubblicani sono divisi

Sembra passata un’era geologica da quando Volodymyr Zelensky parlò ai rappresentanti del Congresso Usa solennemente riuniti in seduta comune. Non era neppure un anno fa. Nove mesi fa esatti, per la precisione. Ma da quel 21 dicembre 2022 il vento politico filo-ucraino negli Usa pare aver perso via via forza, impercettibilmente ma inesorabilmente. Non che l’America non continui a sostenere l’Ucraina e ad avversare radicalmente l’aggressione lanciata in Est Europa da Vladimir Putin. Ma il «peso» politico e soprattutto economico di 19 mesi (e oltre) di sostegno militare a Kiev sembra farsi sentire sempre di più: specie sul fronte Repubblicano, dove Donald Trump sta tornando a prendersi la scena in vista delle primarie e poi delle presidenziali 2024. A dare il senso della linea che l’ex presidente vuole imporre al partito riguardo al conflitto – e imporrebbe al Paese se fosse rieletto – sono state oggi le parole del peso massimo dei Repubblicani al Congresso, lo speaker della Camera Kevin McCarthy. Terminato l’incontro a Capitol Hill con Zelensky – che ha visto anche il leader dei Democratici alla Camera Hakeem Jeffries e i due capigruppo al Senato, il dem Chuck Schumer e il repubblicano Mitch McConnell – McCarthy non ha nascosto infatti la freddezza rispetto al nuovo sforzo militare e finanziario che Zelensky si appresta a chiedere a Joe Biden, e questi al Congresso. Altri 24 miliardi di dollari di aiuti di qui alla fine dell’anno? «Guardate, dobbiamo prenderci cura delle esigenze fiscali qui in America», ha detto McCarthy ai cronisti: «Sono più che disponibile a dare un’occhiata (alla richiesta, ndr). Ma se c’è una cosa che so per certo è che con 10mila persone che hanno appena attraversato il confine il Presidente non può ignorarlo e concentrarsi solo su questo» – ossia il sostegno all’Ucraina. «Penso ci siano delle priorità», ha messo in chiaro il leader sempre più trumpiano, pur definendo «buona e produttiva» la conversazione avuta con Zelensky.


Lo Speaker della Camera Kevin McCarthy a colloquio coi cronisti a Capitol Hill – Washington, 19 settembre 2023 (EPA/SHAWN THEW)

L’incontro alla Casa Bianca e le divisioni tra i Repubblicani

Ma al netto della diplomazia la chiusura della porta Repubblicana al leader di Kiev è parsa evidente. Anche perché McCarthy ha anche confermato di aver negato qualcos’altro a Zelensky, di meno concreto ma assai simbolico: un secondo discorso a Capitol Hill in seduta comune. «Non abbiamo tempo per una sessione congiunta, e poi ne ha già avuto l’anno scorso», ha liquidato la questione McCarthy, pur negando alcuna animosità anti-ucraina: «Ho fatto esattamente quello che ho fatto con la premier italiana, o il primo ministro britannico. Quando vengono i leader qui al Congresso, creo un gruppo bipartisan di rappresentanti». Zelensky, comunque, ha portato avanti con la consueta tenacia le sue richieste, ponendo i leader che ha incontrato – in attesa di vedere Biden – davanti a un aut aut chiaro: «O riceviamo questi aiuti, o perderemo la guerra». E a dimostrare che il fronte Repubblicano è tutt’altro che compatto è arrivata a stretto giro la replica di un altro influente esponente del partito, il capogruppo al Senato Mitch McConnell: «Il sostegno americano all’Ucraina non è beneficenza: è un investimento nei nostri diretti interessi», ha detto McConnell citato dalla Cnn, prendendo le distanze da McCarthy e spiegando come «indebolire il potere militare della Russia serve come deterrente per il nostro avversario strategico primario, la Cina».


Foto di copertina: Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un momento dell’incontro al Campidoglio con i rappresentanti di Democratici e Repubblicani – Washington, 21 settembre 2023 (EPA/SHAWN THEW)

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