Migranti, Meloni ammette le difficoltà: «I risultati non sono quelli sperati. Ma dopo un anno al governo l’Italia è più credibile»

Il bilancio della premier al Tg1 a un anno dal successo elettorale: «Il Superbonus ha tolto 140 miliardi a sanità e scuola, sul salario minimo opposizione ferma da 10 anni»

«Speravo meglio sull’immigrazione. Abbiamo lavorato tantissimo, i risultati non sono quelli che speravamo di vedere. È un problema molto complesso, ma sono certa che ne verremo a capo. Ma questo tema merita una seconda fase di impegno». Nell’intervista al Tg1 delle 20 di sabato 23 settembre, Giorgia Meloni traccia un bilancio dei primi 11 mesi del suo governo. Tra crisi migratoria e prossima legge di bilancio che è già finita al centro dell’agenda. Sull’emergenza sbarchi, che ciclicamente si ripresenta e che ora fa emergere sia le spaccature tra Paesi dell’Unione Europea, sia le difficoltà di affrontarla con misure temporanee, la premier ammette che i risultati finora ottenuti non sono soddisfacenti. Ma rivendica di aver contribuito a migliorare l’immagine dell’Italia all’estero: «Avevo promesso di consegnare un Italia migliore, ed oggi l’Italia è più credibile, più stabile, più ascoltata, ma penso che il bilancio debbano farlo gli italiani». Secondo la presidente del Consiglio, «l’Italia era il fanalino di coda, mentre oggi cresce più di tutti gli altri Paesi europei».


L’attacco all’opposizione

Salario minimo e Superbonus sono i temi sui quali Meloni insiste per attaccare l’opposizione e il precedente governo. Parlano i numeri, dice a proposito del Superbonus, «centoquaranta miliardi di euro di buco tolti alla sanità, all’istruzione, alle pensioni, per ristrutturare le seconde case e anche i castelli». Proprio ieri, Giuseppe Conte – che ha sempre sostenuto le ragioni della misura – attaccava la «ditta Giorgetti-Meloni», riportando i dati sul Pil riviste da Istat sul triennio 2021-2023, che hanno ritoccato al rialzo le stime del 2021 di 1,3 punti percentuali. «Un’Italia in corsa anche grazie al Superbonus che ha creato posti di lavoro e investimenti», spiegava Conte. La premier difende poi la scelta di ridurre la platea dei percettori del reddito di cittadinanza: «Abbiamo fatto la cosa giusta e quella che avevamo promesso: distinguere chi può lavorare da chi non può farlo. Chi non può lavorare mantiene il sussidio, chi può lavorare è giusto che abbia lavoro e formazione». Discorso a parte sul salario minimo, il tema che è stato in grado di unire praticamente tutta l’opposizione e che ha spinto la presidente del Consiglio a convocare un tavolo di confronto a metà agosto. «Mi stupisce che l’opposizione scopra oggi la sua utilità», ha evidenziato la premier, che non ha nascosto i suoi dubbi: Io temo possa peggiorare la condizione di più lavoratori di quelli ai quali la migliora, ma aspettiamo la proposta del Cnel.


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