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La lettera di Giorgia Meloni sul salario minimo: quali sono le 8 proposte del Cnel sul lavoro povero

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La premier scrive al Corriere: una proposta entro 60 giorni. La memoria di Brunetta alla Commissione Lavoro

Dopo l’incontro con l’opposizione Giorgia Meloni scrive una lettera al Corriere della Sera sul salario minimo. Fa sapere che «il lavoro pagato in modo dignitoso è la nostra priorità». Ma ribadisce le critiche sul pericolo che possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo. Andando a peggiorarne le condizioni. Poi rilancia anche la difesa dei salari del suo governo: «Abbiamo dedicato gran parte delle risorse disponibili al taglio del cuneo fiscale e a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. Sarà questa la linea che seguiremo nella prossima legge di bilancio». Quanto al salario minimo, secondo Meloni la sede giusta per discuterne è il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. E una proposta sul “lavoro povero” che dovrebbe arrivare entro 60 giorni.

La Nazione che torna a crescere

La presidente del consiglio spiega che condivide la finalità di «tutelare i lavoratori e chiudere una lunghissima era di salari bassi che oggi sono «sforbiciati» dall’inflazione. Sulla strada da seguire per centrare l’obiettivo ci sono delle divergenze. Da parte mia ho ribadito che la strada maestra per alzare i redditi è quella di una Nazione che torna a crescere. Da troppi anni l’Italia non cresce in maniera continua e robusta, questo purtroppo si traduce anche in salari che continuano a restare bassi mentre il costo della vita sale. Dobbiamo spezzare questo vicolo cieco della non-crescita. Noi abbiamo iniziato, i dati sono positivi: disoccupazione al minimo, record di occupati e record storico di contratti stabili a tempo indeterminato. Ben vengano ulteriori iniziative che rafforzino questa tendenza, possiamo e dobbiamo (tutti) fare di più».

La proposta

Poi arriva la proposta. Quella di «avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per Costituzione e cioè il Cnel. Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del «lavoro povero», non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di Bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l’ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa. Ho chiesto alle opposizioni di dare il loro prezioso contributo, ho avuto già la piena disponibilità del Cnel a lavorare a questa proposta. Voglio ribadire quanto ho detto ieri ai colleghi durante il confronto nella Sala Verde di Palazzo Chigi: non chiedo il ritiro della loro proposta sul salario minimo, la loro battaglia politica non si interrompe, ma possono arricchirla partecipando a un lavoro comune, senza steccati ideologici.

Il Cnel

E conclude: «Per me il lavoro non è un -ismo, è fatica, talento, capacità, reddito e benessere». Il Cnel guidato da Renato Brunetta si era già candidato a studiare l’intervento sul salario minimo. D’altro canto è il luogo di deposito della contrattazione collettiva e lì sono rappresentate le parti sociali. Qualche tempo fa lo stesso Brunetta ha presentato una memoria alla Commissione Lavoro della Camera con otto proposte sul salario minimo. Ovvero:

  • La necessità di un profondo e significativo coinvolgimento e confronto con le parti sociali,
  • Non limitarsi all’alternativa salario minimo per legge sì o no, ma affrontare, a monte, i problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori, tra cui i ritardi nei rinnovi contrattuali aggravati dalla crescita del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale, dall’impatto della precarietà, del part-time involontario e del “lavoro povero”.
  • Affrontare il nodo della bassa produttività.
  • Intervenire sul dumping contrattuale che rischia di impattare negativamente sulla qualità della contrattazione collettiva.
  • Contro i contratti pirata, far riferimento al trattamento economico come determinato dal Ccnl di riferimento.
  • Intervenire sui bassi salari dal lato della riforma fiscale.
  • Favorire un pieno sviluppo a tutti i livelli della contrattazione, al fine di rispondere in maniera strutturale, con soluzioni di medio e lungo periodo, alle criticità presentate.
  • Indicare il Cnel come sede del National Productivity Board per l’Italia, previsto da una raccomandazione della Ue.

Inoltre viene proposto di rilanciare la connessione tra salari e andamento di impresa. Tra le forme di decontribuzione per le imprese si ipotizza di favorire le forme di partecipazione dei lavoratori, con una più forte legislazione fiscale di sostegno, a partire dalle soluzioni di profit sharing.

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