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Anche la Germania chiude le porte ai «suoi» migranti. Tornano i controlli ai confini con Polonia e Repubblica Ceca

26 Settembre 2023 - 22:44 Redazione
Il governo dovrebbe annunciare la mossa domani di fronte all'afflusso record di richiedenti asilo (oltre 200mila da inizio anno)

Attaccato da Roma per il sostegno dato alle Ong nel Mediterraneo che «metterebbe in difficoltà un Paese amico», anche il governo tedesco deve far fronte in queste settimane ad un afflusso straordinario di migranti e richiedenti asilo. E per tagliare la testa al toro si accinge a ripristinare i controlli alle frontiere terrestri che la dividono, sul lato orientale, da Polonia e Repubblica Ceca. L’iniziativa sarà annunciata ufficialmente domani dalla ministra dell’Interno Nancy Faeser. Lo ha confermato questa sera una fonte di Berlino a Politico, precisando che i controlli, che nell’ambito del Trattato di Schengen possono essere ripristinati solo per fondati ragioni di ordine pubblico e sicurezza e previa notifica al’Ue, saranno «temporanei presso alcuni punti di frontiera» ed inizieranno entro pochi giorni. Solo nei primi otto mesi dell’anno, sono state oltre 200mila persone a richiedere asilo in Germania, un balzo del 77% rispetto allo stesso periodo del 2022. E con elezioni statali alle porte in Baviera e Hesse (l’8 ottobre) anche in Germania le autorità non possono dimostrarsi troppo accondiscendenti (la candidata dell’Spd alla guida dell’Hesse è proprio la ministra Faeser, e i socialdemocratici sono tallonati dall’ultradestra dell’Afd).

Scontro al veleno con la Polonia 

La mossa promette di accendere ulteriormente gli animi in uno scontro con la Polonia (ugualmente in piena campagna elettorale) che cresce di tono da giorni, dopo la traumatica scoperta di un «giro» di visti Ue trafficati da funzionari di diversi consolati polacchi in Africa e Asia in cambio di denaro. Uno schema correttivo che ha allarmato la Commissione Ue e soprattutto la confinante Germania, con il cancelliere Olaf Scholz che ha chiesto nei giorni scorsi alle autorità di Varsavia di chiarire per filo e per segno la portata dello scandalo e di metterci quanto prima una pezza. Sul filo pericolosissimo della Storia recente, il partito di governo polacco del Pis ha replicato ritirando fuori un vecchio cavallo di battaglia, la richiesta alla Germania di pagare le riparazioni di guerra per le devastazione del secondo conflitto mondiale – per un importo da capogiro che si aggirerebbe attorno a 1.300 miliardi di dollari.

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