Il finto divorzio tra Marcello Dell’Utri e la moglie: «Si sono accordati per evitare i sequestri»

L’ex senatore di Forza Italia e Miranda Ratti hanno sciolto il matrimonio nel 2020. Ma secondo l’Antimafia continuano a vivere insieme

L’ex senatore Marcello Dell’Utri ha divorziato dalla moglie Miranda Ratti. La separazione consensuale risale all’11 luglio 2019, lo scioglimento del matrimonio al 10 giugno 2020. Ma secondo la Direzione Investigativa Antimafia lo ha fatto per finta. Per salvare i beni e per far ricevere a lui i soldi di Silvio Berlusconi. Compresi quelli del lascito nel testamento olografo. A parlare degli affari di famiglia dell’ex Publitalia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa è una relazione di consulenza dei periti della procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri per le stragi del 1993 a Milano, Firenze e Roma. La relazione indaga i flussi finanziari che hanno dato vita al gruppo Fininvest-Mediaset nei primi anni Settanta e una nota della Dia del 15 settembre scorso sui rapporti economici tra i due.


La relazione della Dia

A parlare del matrimonio di Dell’Utri è oggi il Fatto Quotidiano. Nella nota di 154 pagine c’è un capitolo legato alla “Separazione legale fittizia dei coniugi Marcello Dell’Utri e Miranda Ratti. Secondo l’Antimafia «le elargizioni economiche dirette a Dell’Utri da parte di Berlusconi negli anni non hanno avuto mai interruzione». E all’interno di questo quadro la separazione consensuale dei due coniugi costituirebbe «un ulteriore strumento per rendere non aggredibili da parte dell’autorità giudiziaria i beni riconducibili a Dell’Utri, e strumento per consentire a Berlusconi di far pervenire, o quanto meno lo è stato per il passato, a Dell’Utri, tramite Spinelli (Giuseppe, 81 anni, il ragioniere che si occupa delle spese della famiglia Berlusconi, ndr) elevate somme di denaro formalmente svincolate da rapporti tra i due».


Aprimi la porta!

Gli investigatori poi ripercorrono la storia coniugale dei Dell’Utri, a partire dal rito civile a Monza (12 giugno 1981), la separazione consensuale (11 luglio 2019) fino allo scioglimento del matrimonio (10 giugno 2020). E la Dia scrive che i due coniugi «non hanno mai messo in atto comportamenti giuridici omologabili all’abbandono del tetto coniugale o tipici delle coppie che si separano». Visto che non hanno mai abbandonato l’ambiente domestico comune. E ancoa: «Dagli accordi per l’invio delle somme di denaro per pagare gli avvocati di Marcello Dell’Utri, agli espedienti per sollecitare il finanziamento da parte di Silvio Berlusconi delle spese di ristrutturazione delle unità immobiliari a loro riconducibili, alla condivisione di alcuni accorgimenti per attribuire ad altri la titolarità dei beni a loro riconducibili».

Il processo di Palermo

Agli atti c’è anche una telefonata nella quale la moglie chiama il marito e gli chiede di aprirgli la porta perché ha dimenticato le chiavi in casa. Questo dimostra, secondo la Dia, che entrambi continuano a condividere lo stesso ambiente domestico. La relazione si trova agli atti del processo di Palermo sulla proposta di confisca dei beni a Dell’Utri. La Cassazione ha dato torto alla procura, che aveva chiesto il congelamento dei beni della moglie e dei figli. I pubblici ministeri ritengono che il patrimonio dell’ex senatore sia frutto di un ricatto a Berlusconi. Grazie al presunto ruolo di mediatore che Dell’Utri avrebbe avuto nei rapporti del gruppo con la mafia. Nella sentenza del giugno 2022 il tribunale ha ritenuto non provata la relazione. Perché, ha motivato, i soldi potrebbero trovare una spiegazione alternativa nell’amicizia tra i due.

Leggi anche: